Vale 208 miliardi di euro, qualcosa come il 14% del Pil. Come a dire che ogni sette euro di prodotto interno lordo, uno arriva da attività sommerse o illegali. Ed incide soprattutto nei servizi, settore che primeggia anche per la percentuale di lavoratori in nero. Sono i numeri dell’economia non osservata, così la definisce l’Istat, che nei giorni scorsi ha aggiornato i dati al 2015.
Come si può vedere, il 2015 ha visto una contrazione nel valore dell’economia non osservata. Un risultato arrivato dopo un triennio in costante crescita. In particolare, si è ridotto l’importo relativo alla sottodichiarazione, passato dai 99 miliardi del 2014 ai 93 dell’anno successivo. Leggera flessione anche per il lavoro irregolare, sceso da 78 a 77 miliardi di euro. Da specificare che nella voce “Altro” rientrano gli affitti in nero e le mance. In totale, l’economia sommersa ha pesato lo scorso anno per 190 miliardi, mentre il Pil delle attività illegali ha raggiunto i 17 miliardi.
Questo grafico mostra le stesse voci del precedente, visualizzandole però come peso percentuale sul totale del prodotto interno lordo. Anche qui si apprezza il calo della sottodichiarazione, scesa di mezzo punto percentuale. Ma quali sono i settori nei quali l’economia sommersa ha un peso maggiore? La risposta in questo grafico:
Ogni tre euro nel mercato dei servizi, uno arriva dall’economia sommersa. È questo, secondo l’Istat, il settore di attività più colpito dal fenomeno. Seguono campi come il commercio, la ristorazione e il turismo, dove la percentuale di denaro nascosto al fisco è del 24,6%. Di poco sotto, al 23,1%, si ferma invece l’edilizia. Corollario di questa fetta del mondo del lavoro che si muove al di fuori delle regole fiscali è il ricorso al lavoro nero. Ecco, settore per settore, la situazione nel 2015:
Come si vede, sono i servizi alla persona il settore più colpito. Il 51,8% dei dipendenti non è in regola, così come un quarto degli autonomi. Il che porta ad un totale di oltre il 47% di operatori al di fuori dalla normativa. Meno colpite, ma comunque in maniera significativa, agricoltura e pesca (17,9%), servizi (17,4%), edilizia (16,9%), commercio e ristorazione (16,7%). Ed è mettendo insieme tutti questi numeri che si arriva a quei 208 miliardi di euro di valore dell’economia sommersa stimati dall’Istat per il 2015.