Quanto è in grado di raccontare la realtà una redazione che non la rispecchia? Perché è formata da una percentuale maggiore di uomini ad esempio o, caso più raro, sono di più le donne. Oppure perché non ripropone la composizione etnica della popolazione. Se per chi si occupa di risorse umane quello della diversity è un tema sempre più attuale, valo lo stesso all’interno delle aziende editoriali, ovvero dei giornali?
Una domanda che si sono posti Asne, la società degli editori americani, e il Google News Lab, branca di Big G che si occupa di innovare il giornalismo. E la risposta, dedicata ovviamente al mondo del giornalismo a stelle e strisce, sta tutta in questa infografica:
Come si può vedere, il panorama editoriale di oltre oceano vede un rapporto medio di una giornalista ogni due colleghi maschi. Va un po’ meglio al New York Times, dove le donne rappresentano il 43% del totale. Mentre al Washington Post si raggiunge il perfetto equilibrio: una firma femminile per ogni firma maschile. E chissà che l’innovazione introdotta dal patron di Amazon Jeff Bezos non passi anche da qui.
Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione, visualizzabile se si clicca in alto a sinistra sul pulsante “Race”. Ovvero la composizione etnica della redazione, elemento importante in un Paese come l’America. Passando con il cursore su uno dei pallini che rappresentano le singole testate, è possibile raffrontarla a quella del bacino di vendita della testata. Gli interi Stati Uniti per le più importanti, regioni circoscritte per quelle locali.
Si scopre così che l’81% dei giornalisti che lavorano per la Grey Lady, il quotidiano per antonomasia, sono bianchi. Mentre nella società americana non vanno oltre il 61%. Le altre etnie presenti nel Paese sono così sottorappresentate: il 13% di neri deve “accontentarsi” di un 7% di redattori, il 18% di ispanici di un 4% di giornalisti. Solo agli asiatici va meglio: il 6% nella società, il 7% in redazione.
Anche in questo caso, tra i più grandi, va decisamente meglio il Washington Post. Qui solo il 69% dei giornalisti è bianco. Poi ci sono un 14% di neri, un 12% di asiatici e un 5% di ispanici. Che trovano invece maggiore spazio al Los Angeles Times, dove rappresentano il 39% dell’intero corpo redazionale, superando anche i bianchi fermi al 38%. Ma del resto è in questa zona degli Stati Uniti che è maggiore la presenza di cittadini di origine sudamericana.
Ultimo aspetto interessante, il cambiamento dal 2001 ad oggi. Per visualizzarlo bisogna cliccare sul pulsante “Overall Change” posto sopra l’infografica. Se si guarda al genere, la media è quella di un aumento dell’1,6% della presenza femminile all’interno dei quotidiani americani. Combinazione di un 44% di testate che l’hanno aumentata e di un 26% che l’hanno invece ridotta. Mentre, sul fronte etnico, la media è di un incremento della rappresentanza giornalistica delle minoranze del 3%. I dati non dicono quanto questa diversity incida sulla qualità del lavoro svolto all’interno delle redazioni. L’impressione, però, è che rispecchiare la composizione di una società sia già un modo di raccontarla.