L’Eurostat le definisce imprese ad alta crescita. Sono cioè quelle aziende che nell’ultimo triennio hanno aumentato ogni anno i dipendenti di almeno il 10%. E che davano lavoro a più di 10 persone quando è iniziata l’analisi. Un indicatore, in altre parole, della vitalità del tessuto imprenditoriale di una nazione.
Nel 2015, questo il dato più recente, a livello continentale erano 158mila per un totale di 13,5 milioni di dipendenti. La nazione in cui erano percentualmente di più era l’Irlanda (14,9%), quelle in cui erano meno Cipro (2,2%). E l’Italia? Con il 7,6% si trova al quartultimo posto in Europa. Ecco, in questa infografica, il quadro completo:
La mappa mostra la situazione a livello generale. Più sono le imprese ad alta crescita sul totale delle aziende attive, più il colore è scuro. Utilizzando il filtro, è possibile selezionare un settore e concentrarsi su quello. La seconda parte dell’infografica mostra invece la situazione in un singolo Paese, mettendo a confronto diversi campi dell’economia. Il filtro, in questo caso, permette di selezionare un’altra nazione.
Restando invece sulla situazione italiana, si nota come i settori in cui la percentuale di imprese ad alta crescita è più elevata sono quelli della comunicazione (11,83%), della gestione dei servizi idrici e dei rifiuti (10,18%) e dei trasporti e della logistica (9,98%). Ad arrancare sono invece l’immobiliare (3,52%), le attività estrattive (4,86%) e le aziende che si occupano di fornire elettricità e gas (5,86%).
Anche in quei settori che dimostrano una maggiore vitalità, però, la percentuale di imprese ad alta crescita italiana è minore rispetto a quella registrata in altri Paesi europei. Nella comunicazione primeggia il Portogallo (19,18%), nella gestione di acqua e rifiuti l’Ungheria (15,42%), nei trasporti l’Irlanda (18,94%). Tutti numeri che condanno il sistema delle imprese italiane come uno di quelli meno vitali di tutto il continente europeo.