Premessa: lo smart cities index misura 19 parametri che vanno a descrivere quattro aspetti delle nostre città. Mobilità, sostenibilità ambientale, digitalizzazione e startup. La parola smart va quindi avvicinata più al concetto di modernità un po’ radical chic che a quello di intelligenza. Chiaramente l’Italia non è fra le top ten. Entriamo nei primi cento con Milano (in testa), Torino, Roma e Napoli ma siamo abbastanza in fondo. Il che non ci stupisce. Mentre sono più sorprendenti i parametri che ci vedono in buone posizioni. Ad esempio: l’Italia si piazza la terzo posto per edifici a basso impatto e per sistemi energetici da fonti rinnovabili. Quello che ci fa crollare in classifica sono i rifiuti (e quindi le quantità troppo alte destinate alla discarica), la digitalizzazione dei servizi pubblici e il trasporto pubblico. Da segnalare in positivo il car sharing per Torino (19esima), Roma (22esima) e Milano (20esima).
Alcune curiosità che facciamo fatica a comprendere sono legate alla digitalizzazione. Milano è comunque la più veloce tra le italiane grazie al Wi-fi pubblico che però non funziona benissimo ovunque (per usare un eufemismo). Sui servizi digitali poi la differenza tra Napoli e Torino è di una sola posizione. Sul trasporto pubblico invece Roma è la peggiore, e qui tutto torna. Tra i primi trenta c’è Torino.
La voce più drammatica è quella relativa all’attrattività degli investimenti. Per trovare una italiana occorre superare la cinquantesima posizione. Milano è la città più attrattiva. Molto indietro Roma e Torino.
Come funziona l’indice? Smart Cities Index 2017 è basato sulle rilevazioni di EasyPark, gruppo svedese che attraverso la app omonima fornisce soluzioni per il parcheggio “smart” in 10 mercati in Europa e Australia. L’indice è stato messo a punto sulla base di dati forniti dalle Nazioni Unite e dalla Commissione Ue, che riguardano oltre 500 città nel mondo.
Chi c’è al top della classifica. Copenhagen è la città in prima posizione al mondo setuira da Singapore, Stoccolma, Zurigo e Boston.