Da piccoli risparmiatori a investitori professionisti il passo era breve. Bastava manipolare i profili Mifid dei clienti o nascondere documenti: ogni operazione poteva tornare utile per piazzare le «obbligazioni subordinate», quelle di Banca Etruria, Banca Marche, Carife, CariChieti, Veneto Banca e Popolare di Vicenza azzerate a novembre 2015, per il dissesto finanziario degli istituti.
Questo è quanto ritengono 1.693 risparmiatori, che si sono rivolti all’Anac – l’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone – per chiedere di accedere al Fondo solidarietà e ottenere il ristoro di quanto perso attraverso gestioni poco chiare degli istituti. Presunte irregolarità che stanno emergendo anche nel corso delle audizioni in Commissione Banche, dove è stato stigmatizzato anche il ruolo della Vigilanza di Bankitalia.
In ballo all’Anac c’è una maxi richiesta da 79,4 milioni di euro, ma è chiaro che solo alcuni potranno accedere al Fondo: quelli che avranno i «requisiti» previsti dalle linee guida sancite nella direttiva dell’Authority, in attuazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 28 aprile 2017 n. 82.