Va all’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, nata nel 2004 in provincia di Cuneo su input dall’associazione internazionale Slow Food, il record delle rette universitarie più salate tra gli atenei non statali. La tassa media per iscriversi nel polo che forma gastronomi, secondo la rilevazione del Miur sull’anno accademico 2015/16, è di 10.307 euro, un soffio più alta rispetto a quella dell’università Bocconi di Milano, dove al centro dei corsi ci sono economia e finanza.
Sul gradino più basso del podio la Luiss di Roma, dove si pagano in media 8.793 euro l’anno, e a seguire le università Vita-Salute San Raffaele di Milano, la Humanitas University e il Campus biomedico di Roma (tutte sotto gli ottomila euro l’anno).
Nel gruppo degli atenei non statali rientrano anche le università telematiche, dove gli importi medi delle rette di iscrizione sono decisamente più abbordabili. Tra le più costose rientrano la e-Campus (4.054 euro), la San Raffaele (2.161 euro) e la Giustino Fortunato (2.145 euro), mentre livelli più bassi si riscontrano alla Unitelma Sapienza (1.324 euro) e alla Leonardo da Vinci (926 euro).
Se spostiamo il focus sulle rette massime il primato spetta di diritto al corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria dell’università San Raffaele di Milano: il primo anno di corso costa 50mila euro, mentre negli anni successivi si scende a 30 e 25mila. Qui i ragazzi hanno a disposizione, fin dal primo anno, un laboratorio tecnologico di ultima generazione e in più sono inseriti, con un tutor dedicato, nella dental clinic dell’ospedale.