Doveva rappresentare la prima grande “operazione trasparenza” ad ampio raggio della scuola italiana, a vantaggio di famiglie e studenti. Ma utile anche a insegnanti e presidi, per migliorare, laddove se ne fosse rilevato il bisogno, la qualità dell’offerta formativa. Eppure, dal 2011, anno di nascita del «Sistema nazionale di valutazione», divenuto operativo con il Dpr 80 del 2013, siamo ancora ai passi iniziali. Se fosse una gara di «Formula 1» potremmo dire di essere ancora al giro di prova, vale a dire, di fatto, al primo step, il rapporto di autovalutazione.
Tuttavia, la valutazione “esterna”, quella cioè chiamata a “fare le pulci” a quanto dichiarato da ciascun istituto, a mitigare l’eventuale autoreferenzialità, e più in generale, ad analizzare il funzionamento complessivo della scuola, ha riguardato “all’esordio”, ottobre 2016-maggio 2017, appena 375 istituti; e da ottobre a dicembre, ne interesserà addirittura meno, 220. Un numero ancora troppo basso. Considerando il fatto che, oggi, gli istituti scolastici in Italia sono 8mila, significa che un’analisi oggettiva della qualità reale del plesso, è stata condotta, il primo anno, solo nel 4,6% delle scuole totali; e quest’anno lo sarà in un misero 2,75% (a questi ritmi ogni istituto verrà “visitato” dal nucleo esterno ogni 20/25 anni – le direttive ministeriali parlavano invece di un “check” annuale che coinvolgesse fino al 10% delle scuole, e un percorso valutativo “completo” nell’arco di un triennio).
Articolo sul Sole 24 Ore del 5 12 2017