Un operaio tedesco guadagna in media quasi 49mila euro lordi. Gli stipendi italiani allineati a Francia e Regno Unito. Nel cedolino dei dipendenti delle aziende italiane cominciano ad affermarsi politiche salariali che riconoscono incrementi e bonus mirati. I l baricentro delle politiche retributive sembra spostarsi verso una politica cautamente espansiva dopo molti anni all’insegna del “ salary freeze ” dettato dalla crisi . È quanto emerge da una ricerca svolta da Mercer, società di consulenza, che ha analizzato le policy salariali su un campione di oltre 100mila dipendenti impiegati in circa 440 imprese italiane medio-grandi con ricavi tra i 700 e gli 800 milioni.
«Quest’anno solo il 5% delle aziende non ha ritoccato all’insu gli stipendi e per il 2018 prevediamo che il dato cali all’uno per cento» rimarca Mariagrazia Galliani, Information solutions practice leader di Mercer Italia. Nel 2017, secondo il campione osservato, i budget per la revisione dei salari sono cresciuti in media dello 0,2% arrivando a un importo pari al 2,4% sul totale delle retribuzioni e le imprese più generose sono quelle del commercio, farmaceutico, largo consumo ed energia. Manifatturiero, servizi finanziari, hi-tech per finire con l’automotive hanno invece visto un trend delle revisioni al di sotto della media. Per quanto riguarda il 2018 viene previsto, in media, un leggero aumento di un decimo di punto con la tendenza a confermare i budget 2017 per la maggior parte dei settori. Fa eccezione l’hi-tech che dovrebbe beneficiare di un mezzo punto in più.