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cronaca

I criminali hanno studiato? La correlazione tra denunce e lauree

I criminali sono stupidi. Chiunque sia appassionato di polizieschi avrà sentito, prima o poi, qualcuno pronunciare questa frase. Finzione scenica o realtà? Per provare a dare una risposta, InfoData ha incrociato i numeri relativi alle denunce ogni mille abitanti presentate nel 2016, forniti dal dipartimento per la Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, con quelli dei laureati ogni mille abitanti messi a disposizione dall’Istat. In entrambi i casi, la base è regionale.

 

Ora, prima di procedere con l’analisi, occorrono alcune premesse. Non è necessariamente vero che tutti i criminali sono stupidi, non sia mai che qualcuno si offenda. Così come non è affatto vero, questo decisamente più importante, che chi non è laureato non è per questo intelligente. Ma questo è il parametro che abbiamo scelto per provare a misurare il fenomeno. Ultimo aspetto: non è detto che chi commette un crimine debba necessariamente farlo all’interno della regione di residenza. Il punto, però, è che in questo caso InfoData non aveva a disposizione dati sul pendolarismo criminale, sempre ammesso che esistano. Tutto questo premesso, questo è il risultato che si ottiene incrociando i dati:

 

 

 

Elemento fondamentale del grafico è il filtro nella parte alta, che consente di selezionare il tipo di reato che si è interessati a visualizzare. Dopodiché, più un punto si trova in alto maggiori sono le denunce. Più è verso destra, maggiori sono i laureati. Ancora, le dimensioni del punto danno conto del numero assoluto di crimini segnalati alle autorità, mentre il colore è tanto più scuro quanti più sono i cittadini che hanno indossato il tocco.

 

Ed è appunto usando il filtro che si può vedere come ci siano alcuni reati più denunciati nelle regioni con più laureati ed altri invece più segnalati dove sono in meno i cittadini che possono vantare un titolo accademico. Si guardi, ad esempio, alla situazione relativa ai furti con destrezza: c’è una correlazione positiva tra il numero di denunce e quello di laureati. Ovviamente, non si tratta di un rapporto di causa effetto. Il ladro, prima del furto, certamente non interroga la vittima per vedere se è preparata o se dovrà tornare al prossimo appello, compiendo il crimine solo nel primo caso.

 

Può essere, ma si tratta di un’ipotesi, che i laureati siano di più nelle zone più ricche del Paese. Se così fosse, però, bisognerebbe concluderne che finita l’università si sceglie di muoversi a piedi. Già, perché se si seleziona con il filtro i dati relativi ai furti di autovetture, il grafico restituisce una correlazione negativa. Con il Lazio a fare da outlier, ovvero a rimanere fuori dalla tendenza generale: è la prima regione per laureati ogni mille abitanti, la terza per denunce relative ad auto rubate.

 

Aspetto curioso, le truffe e le frodi informatiche hanno una correlazione positiva con la quota di laureati. Evidentemente sono in pochi quelli che hanno studiato quella che gli inglesi definiscono computer science. Lo stesso vale per i furti negli esercizi commerciali e per quelli in abitazione. Le estorsioni, invece, si comportano in maniera simile ai furti di autovettura: le denunce sono più frequenti in quelle regioni nelle quali è minore la quota di residenti in possesso di un titolo accademico.

 

In buona sostanza, il titolo di studio non offre grandi indicazioni rispetto alla criminalità. Del resto, che siano intelligenti o meno, ciò che conta è che i ladri vengano arrestati, processati e condannati.