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cronaca

Come si misura lo sviluppo di una nazione?

Quali possono essere gli elementi per misurare lo sviluppo di una nazione?

Basarsi unicamente sulla sfera economica rischia di risultare riduttivo andando ad omettere una serie di aspetti che esulano dalla produttività di un paese e che rappresentano più approfonditamente la parte più umana di questa valutazione.

Lo Human Development Index (HDI), ideato dallo United Nations Development Programme, nasce esattamente per rendere misurabile lo sviluppo umano di un paese, sottolineando che le persone e le loro capacità dovrebbero essere i criteri ultimi per valutare lo sviluppo di un paese, e non la sola crescita economica.

Questo indice, con un unico valore, rappresenta il raggiungimento medio per quello che riguarda tre macro-dimensioni chiave per la crescita di una nazione: salute, conoscenza e tenore di vita. Ognuna di queste tre dimensioni è costituita da diversi sotto-indici dei quali viene poi calcolata una media geometrica che andrà a formare il valore dell’HDI, compreso tra 0 e 1.
La dimensione della salute è valutata dall’aspettativa di vita alla nascita, l’istruzione è misurata in base agli anni di scolarizzazione per gli adulti di età pari o superiore a 25 anni e gli anni di scolarizzazione previsti per i bambini di età scolastica, mentre per il tenore di vita, viene tenuto conto del reddito nazionale lordo pro capite.

Nell’infografica che segue, basata sui dati registrati dal 2010 al 2015, sono illustrati sia l’andamento medio nel periodo di riferimento sia i valori puntuali dei singoli anni con enfasi sulla variazione “anno su anno”.
Nel primo istogramma, le nazioni sono ordinate a seconda del valore medio dell’indice, sulla base del quale viene anche associato un gradiente di colore che varia dal verde al rosso.
Nello scacchiere invece, per ogni nazione è tracciato l’andamento annuale e per il quale è possibile identificare la variazione percentuale sull’anno precedente indicata dalla dimensione dei marker circolari colorati in verde o in rosso a seconda dell’aumento o della diminuzione di tale variazione.
Entrambi i grafici sono interattivi e, con il cursore, è possibile sia ottenere i valori di dettaglio sia filtrare le nazioni di interesse delle due rappresentazioni in maniera bidirezionale.

Per il periodo preso in esame, tra i paesi con il valore medio più alto, è possibile notare il terzetto di testa composto da Norvegia (0,944), Svizzera (0,935) e Australia (0,934), anche se probabilmente, i risultati che spiccano maggiormente nella parte sinistra sono quelli di due nazioni più “esotiche” del previsto.
Singapore infatti ha registrato la sesta media più alta (0,920) ed Hong Kong (0,909) si è classificata appena fuori dalla top10, davanti a paesi come la Svezia (0,906) e Regno Unito (0,904) che sono iconicamente più associati al concetto di sviluppo rispetto ai paesi asiatici.

Nella maggior parte dei casi, le nazioni con un indice di sviluppo umano alto, normalmente non presentano grosse variazioni nel breve periodo, come dimostrato dai marker circolari di piccole dimensioni e che tendono a costituire una trend line crescente, sintomo di un auspicabile miglioramento continuo.
Prendendo come riferimento la Norvegia ad esempio, prima per valore medio sul periodo, l’indice ha seguito una crescita costante (seppur contenuta visto già l’ottimo punto di partenza) da 0,939 nel 2010 fino a 0,949 nel 2015 con una variazione percentuale anno su anno massima pari a 0,32%.

Forse l’unico caso in controtendenza per i paesi considerabili più sviluppati secondo l’HDI è quello dell’Andorra che, pur partendo già da un ottimo risultato nel 2010 (0,819), negli anni seguenti è riuscita a migliorarsi di diversi punti percentuali fino a toccare quota 0,858 per il trentaduesimo posto assoluto nel 2015.

Di interesse, ma sul fronte opposto invece, ci sono alcune nazioni che nei sei anni di analisi hanno registrato variazioni percentuali in negativo.
La Libia ad esempio, probabilmente a causa della guerra civile iniziata proprio nel 2011, ha risentito di un calo nel valore dell’indice rispetto al 2010 pari al 6,61% e che anche negli anni seguenti non è di certo migliorato come dimostra il valore finale a quota 0,716 a fronte dello 0,756 iniziale.

Allo stesso modo, e chiaramente come caso di maggiore recessione dell’indice di sviluppo, la Siria a partire dal 2012 è caratterizzata da una costante diminuzione del valore HDI (0,536 nel 2015 contro 0,646 nel 2010) che si concretizza anche con la peggior variazione percentuale anno su anno pari a -9,45%, registrata tra il 2013 e il 2012.

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro stivale ha chiuso il 2015 al ventiseiesimo posto in classifica (0,887) e, nonostante un micro flessione nel 2012, è in linea per un costante aumento nel tempo come dimostra la crescita rispetto al 2014 prossima ad un punto percentuale (0,68%).