Con Cristiano Giuntoli si chiude la serie dei post dedicati ai direttori sportivi delle principali squadre di serie A. Il Napoli, attualmente al comando della serie A, è una delle società con la struttura più stabile tra quelle analizzate: proprietà e management lavorano in continuità da anni, il che è un elemento da non sottovalutare, al di là dei saldi di ogni singola stagione.
2015/2016
Il 2015/2016 è un anno positivo sul fronte degli acquisti, con gli arrivi di Allan e Hysaj, che si sono più che valorizzati nel corso delle ultime due stagioni, diventando punti di forza della rosa di Sarri. Spicca il risultato negativo legato a Valdifiori, giocatore a fine carriera voluto proprio dall’allenatore toscano, che spesso si incaponisce su giocatori presumibilmente adatti al suo calcio che, tuttavia, non ripagano le attese (forse i tifosi del Napoli non dovrebbero essere scontenti del mancato arrivo di Verdi, a tal proposito).
Le cessioni registrano un saldo negativo importante, legato alla vendita di Inler e, tra le altre operazioni, alla minusvalenza di Vargas, uno dei talenti emergenti del calcio sudamericano che, tuttavia, in Europa si è rivelato un fiasco.
2016/2017
Giù il cappello di fronte al mercato della passata stagione, al di là dei saldi totali. La vendita di Gonzalo Higuain, con relativa super-plusvalenza, è stata coraggiosa perché ha consentito di rifondare la squadra su basi ancora più solide, al di là di quello che pensavano tutti gli scettici. Il saldo molto positivo sulle cessioni è impreziosito dalla plusvalenza registrata con Manolo Gabbiadini, mentre gli acquisti sono in deficit di una decina di milioni di euro, che però si spiegano prevalentemente con la sfortunata vicenda di Milik, centravanti tra i migliori prospetti in Europa e falcidiato, per ora, da due gravi infortuni.
2017/2018
La sessione di mercato scorso è interessante perché il saldo è negativo, sia per gli acquisti sia per le cessioni, ma il Napoli ha comunque fatto tesoro di una strategia intelligente: valorizzare di anno in anno la squadra, tenendo i pezzi pregiati e puntando molto sul consolidamento del gioco. I risultati del campo, per ora, sembrano dare ragione a De Laurentis e a Sarri, confermando la peculiarità delle squadre di calcio, viste come imprese. Come dice Stefan Szymanski, economista di riferimento per il mondo dello sport, una squadra è un’azienda particolarissima, perché il suo obiettivo non è e non può essere, in primis, la massimizzazione del profitto. È piuttosto la massimizzazione delle vittorie.
I dati sono stati presi dal portale www.transfermarkt.it e fanno riferimento alla stagione sportiva in corso e alle due precedenti. L’attuale sessione di mercato invernale è esclusa dal calcolo.
Nel caso un giocatore sia stato acquistato durante una delle stagioni considerate e quindi rivenduto non è stato considerato l’attuale valore di mercato ma il prezzo di vendita del cartellino.
Qualora un giocatore sia stato acquistato a parametro zero e quindi ceduto con la stessa formula o svincolato, è stato escluso dal calcolo. Del resto, almeno dal punto di vista del cartellino, si tratta di un’operazione a somma zero.
Come si legge il grafico: i giocatori sono ordinati per differenza tra prezzo di acquisto e valore di mercato. O tra prezzo di acquisto e di cessione se hanno già cambiato maglia. Le barre sono verdi se il giocatore ha generato una plusvalenza, rosse se ha causato una minusvalenza. Le dimensioni della barra fanno riferimento all’età: più è grande, più giovane è il calciatore in questione.