La bella notizia dell’aumento della speranza di vita degli italiani, più che raddoppiata nell’ultimo secolo – 84,9 anni per le donne e 80,6 per gli uomini secondo Istat – è finita con il diventare, in questi mesi, uno dei temi più divisivi del confronto politico. Perché, se è vero che vivendo più a lungo bisogna andare in pensione più tardi, e anche vero che non tutti “vivono più a lungo” allo stesso modo. Così, fissati i cinque mesi di lavoro in più che si dovranno fare, dal 2019, per raggiungere la pensione di vecchiaia (a 67 anni), s’è deciso di dare vita a una commissione tecnico-scientifica per definire come declinare in futuro aumenti automatici dei requisiti in base alle diverse tipologie di impieghi.
Una sorte non molto diversa è toccata anche all’ottima notizia che la ricchezza privata delle famiglie è più che raddoppiata rispetto ai livelli degli anni 80, nonostante la crescita meno solida dei redditi da lavoro. Nelle recenti cronache, infatti, il primato è stato rievocato per sottolineare come gli indicatori Ocse-Pisa ci inchiodino in fondo alle classifiche internazionali di alfabetizzazione economica e finanziaria. Un ritardo che si tenterà ora di colmare con un programma per una Strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale appena approvato dal Parlamento.