Sondaggi alla mano, è l’unica coalizione che può aspirare a superare il 40% alle elezioni del 4 marzo. Ovvero quella quota che, secondo gli analisti, può garantire la maggioranza sia alla Camera che al Senato, senza bisogno di ulteriori alleanze. Ma in una campagna elettorale in cui Matteo Salvini e Silvio Berlusconi continuano ad esprimere opinioni discordanti, dall’abolizione della legge Fornero alla reintroduzione della naja, mentre Giorgia Meloni ribadisce di essere candidata alla premiership, diventa interessante provare a capire quali siano i rapporti di forza all’interno del centrodestra.
Detto in altre parole: se il prossimo sarà un governo “degli elettori” e non del presidente, nel senso che dalle urne uscirà una maggioranza capace di esprimere la fiducia ad un esecutivo, appare ovvio che la formazione di questo governo dovrà rispecchiare il risultato delle elezioni. Con Forza Italia primo partito, Matteo Salvini potrà reclamare la premiership? Oppure dovrà cedere il passo a Gianni Letta o Antonio Tajani, i due nomi azzurri circolati per Palazzo Chigi?
Posti in questi termini i confini della questione, e detto che la risposta definitiva la si potrà avere solo nella notte tra il 4 ed il 5 marzo, qualche primo indizio può arrivare guardando ai candidati dei collegi uninominali. Già, perché in questo caso le quattro gambe del centrodestra sostengono un solo candidato. Ma questo candidato ad un partito appartiene. E, verosimilmente, se eletto entrerà a far parte del relativo gruppo parlamentare. Ecco allora una mappa che descrive la situazione per quanto riguarda la Camera dei Deputati:
Detto che il centrodestra va fortissimo al Nord e al Sud, mentre nel centro gli avversari sono più agguerriti, diventa interessante guardare la suddivisione delle candidature nei collegi. Le chiazze verdi, che evidenziano un esponente del Carroccio in lizza nell’uninominale, sono diffuse soprattutto da Roma in su. Per quanto la possibile elezione del leghista Carmelo Lo Monte ad Enna, la Sicilia è un’altra regione in cui i conservatori hanno ottimi sondaggi, sarebbe l’effetto più significativo dell’aver eliminato la parola Nord di fianco al simbolo dell’Alberto da Giussano.
Le altre formazioni del centrodestra vedono invece i loro candidati sparsi per tutta la penisola. E un discorso molto simile vale anche per quanto riguarda il Senato:
Da segnalare, in questo caso, che due dei tre candidati sardi a Palazzo Madama sono iscritti al partito di Salvini. E lo stesso vale per Pasquale Pepe, candidato nell’unico collegio del Senato della Basilicata. Dovesse vincere, oltre ai rapporti di forza interni al centrodestra, toccherà anche capire come si dica Senatùr in dialetto lucano.