Infodata l’aveva già evidenziata analizzando i dati Istat relativi al 2013. Anche per il 2014, i numeri sono appena stati aggiornati dall’Istituto nazionale di statistica, si conferma la correlazione positiva tra i posti autorizzati negli asili nido e l’occupazione femminile nella fascia compresa tra i 25 ed i 34 anni. Ovvero tra l’offerta di servizi di cura per i bambini minori di 24 mesi e la quota delle loro mamme che mantiene il posto di lavoro.
L’aggiornamento dei dati, però, consente di cominciare a lavorare su una serie storica. Ad esempio evidenziando su una mappa dove, a livello provinciale, è aumentato il numero di posti autorizzati ogni 100 bambini. È questo l’indicatore che consente di normalizzare il dato, permettendo così il confronto tra le diverse realtà italiane. Beninteso, un incremento non indica necessariamente l’apertura di nuove strutture, pubbliche o private che siano. Potrebbe anche stare ad indicare una riduzione della natalità in un determinato territorio. Ad ogni modo, ecco come è andata:
I territori evidenziati in azzurro sono quelli nei quali si è registrato un aumento, quelle arancioni le aree che hanno visto una riduzione del numero di posti autorizzati negli asili ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni. Più la tonalità è scura, maggiore è l’incremento. O la riduzione, a seconda dei casi. Il filtro in alto a destra permette di spostarsi dalla visualizzazione di default, che mostra il dato totale, a quelli relativi alle sole strutture pubbliche o esclusivamente ai nidi privati.
Quale che sia la natura degli asili che si prendono in considerazione, a vedere il maggiore incremento è la provincia autonoma di Bolzano. Qui nel 2013 erano 11 i posti autorizzati ogni 100 bambini, mentre l’anno successivo si è saliti a 19,7. L’incremento è diviso in maniera uguale tra strutture pubbliche e private.
All’estremo opposto, non solo dal punto di vista geografico, ecco Reggio Calabria. Qui si è passati da 16,1 a 7,7 posti autorizzati nel giro di 12 mesi. Male anche oltre lo stretto. Con le sole eccezioni delle province di Enna (+0,3) e Caltanissetta (stabile), in Sicilia i posti negli asili nido sono calati. Ed è successo lo stesso anche nel milanese, dove si è passati dai 34,1 del 2013 ai 31,4 dell’anno successivo.
Fin qui gli spazi disponibili. L’altra questione riguarda però il rapporto con il tasso di occupazione delle donne tra i 25 ed i 34 anni. Ovvero quelle che, verosimilmente, sono le mamme dei bambini che frequentano gli asili nido. Come detto, viene confermata la correlazione positiva. Ovvero il fatto che al crescere di un indicatore, aumenta anche l’altro. Anche in questo caso, l’elemento interessante è rappresentato dal fatto che si può iniziare a lavorare su di una serie storica. Eccola visualizzata in questa infografica:
Intanto, come si legge: più un punto si trova in alto, maggiore è il numero di posti autorizzati negli asili nido ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni. Più è a destra, più è alta l’occupazione femminile. Le frecce con la punta rivolta verso destra indicano che in quel territorio si è registrato un aumento dell’occupazione femminile anno su anno. Al contrario, se puntano verso sinistra c’è stata una contrazione della quota di donne tra i 25 ed i 34 anni con un’occupazione. Infine il colore: azzurro dove il numero di posti negli asili è aumentato, arancione dove è diminuito.
Tutto questo detto, l’esame del grafico mostra una situazione a macchia di leopardo. Si prenda Bolzano: qui i posti negli asili sono aumentati, ma il tasso di occupazione femminile nella fascia di età considerata è diminuito (-1,74%). Al contrario, a Verbania, Savona e Prato la capacità di accoglienza dei nidi si è ridotta, ma la quota di donne tra i 25 e i 34 anni con un lavoro è salita.
Ulteriore segno del fatto che non basta costruire asili nido per trovare un’occupazione per tutte le mamme. Tanto più che su questo indicatore pesano anche altri fattori. A cominciare dallo stato di salute dell’economia in generale: nel 2014 la ripresa di cui si parla oggi era ancora un miraggio.