Esiste una relazione legata al rischio di povertà tra i bambini che hanno almeno un genitore straniero e le persone che hanno un lavoro nonostante il quale faticano ad arrivare a fine mese. Ovvero una relazione, meglio una correlazione, tra povertà, lavoro sottopagato e immigrazione.
Per individuarla, Infodata ha incrociato due serie di dati recentemente aggiornati da Eurostat. La prima riguarda i bambini che vivono a rischio di povertà, statistica secondo la quale in Europa si trova in questa condizione il 35,8% dei minori con almeno un genitore straniero. La seconda, invece, fa riferimento a quelle persone che, nonostante abbiano un’occupazione, rischiano appunto la povertà. Circostanza che riguarda il 9,6% dei lavoratori europei. In entrambi i casi, il rischio di povertà viene indicato come un reddito inferiore al 60% del reddito mediano equivalente nazionale. Il risultato è stato visualizzato su questa infografica:
Più una bandiera si trova a destra, maggiore è la percentuale dei bambini con almeno un genitore straniero a rischio di povertà. Più è in alto, maggiore è la quota di lavoratori che condividono la medesima situazione di rischio. Il grafico suggerisce una correlazione positiva tra i due fenomeni. Il che sembra suggerire che è più probabile che siano gli stranieri a svolgere lavori sottopagati, che spingono sia loro che i loro figli verso il rischio di povertà.
Correlazione positiva a parte, si nota come in alto a destra, ovvero nello spicchio di grafico nel quale i due fenomeni presi in considerazione sono più frequenti, si trovino i cosiddetti Paesi Pigs. Ovvero Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Nel nostro Paese l’11,7% di chi ha un lavoro è a rischio povertà. E lo stesso vale per il 52,3% dei minori con almeno un genitore straniero, il terzo dato più alto a livello europeo.
Interessante notare anche come le nazioni scandinave abbiano tutte percentuali di lavoratori a rischio povertà basse o comunque inferiori alla media europea. Ma questa circostanza non è sufficiente a “proteggere” gli stranieri. Svezia e Finlandia, infatti, hanno un rischio di povertà per i bambini figli di almeno un genitore immigrato superiori al dato medio dell’Unione europea.
È invece decisamente un outlier l’Ungheria. Se infatti l’indice di lavoratori a rischio povertà è sostanzialmente in linea con la media europea, quello relativo ai minori figli di stranieri è il più basso a livello continentale. Riguarda infatti appena il 6,3% dei bambini con un papà o una mamma immigrato. Le politiche anti-immigrazione del premier Oberdan vengono così smentite dai fatti? Più probabile, invece, che ci sia una percentuale di stranieri più bassa. E che sia impiegata in attività ben stipendiate, che allontanano il rischio povertà per i figli degli immigrati. Che invece in Germania, Paese con lo stesso livello di rischio per chi ha un lavoro ma molto più richiesto come meta per chi arriva da fuori Europa, è cinque volte più alto.