La tempistica non è delle più fortunate. Spotify stasera si quota a New York in un momento terribile per i titoli tecnologici dopo lo scandalo Cambridge Analytica che ha investito con Facebook tutti le quotate che in qualche modo hanno a che fare con i dati. Anche Spotify gestisce le informazioni delle persone ma lo fa in un mercato particolare come quello della musica. E forse questa è una attenuante.
Ma vediamo prima chi è e cosa fa Spotify. E’ svedese ed è il servizio di streaming più popolare del mondo. Vuol dire abbonandosi al suo servizio che offre la possibilità di ascoltare musica quando si è connessi a internet da smartphone , tablet e da qualunque device connesso a internet. Su Spotify ci sono più di 30 milioni di canzoni. C’è una versione free che consente l’accesso a tutto il catalogo con una qualità audio a 96 kilobit per secondo (kbps) (bassina) ma solo online e con spot. E quella a pagamento senza pubblicità che costa 9,99 euro al mese e consente di scaricare musica su smartphone (e quindi di ascoltare canzoni offline) e riprodurre musica a 320 kbps, sia da mobile sia da desktop. Il suo principale competitor proprio per questo si chiama per questo Apple.. Sono 71 milioni di abbonamenti a pagamento contro i 36 di Apple Music e 10 di Amazon. Qu
Come vanno i conti di Spotify?
Non bene, I ricavi salgono ma anche le perdite operative. Il dato più interessante però è quello legato alla percentuale del margine lordo di Spotify. La linea blu mostra le entrate e quella rossa i costi. Il costo delle entrate, in termini molto semplici, copre quanto Spotify deve pagare ai titolari dei diritti come le etichette discografiche. L’allargarsi di questa forchetta è una buona notizia per Spotify. È importante notare come Spotify in vista della sua quotazione diretta, abbia rinegoziati gli accordi con le principali etichette discografiche.
Il nodo degli artisti. Quanto guadagnano gli artisti con Spotify? E’ chiaro che al di là degli accordi con le grandi major, i servizi come Spotify funzionano se hanno band e cantati che si propongono. Se il catalogo delle new entry e delle nuove star comincia a impoverirsi può diventare un problema. Calcolare quanti soldi vanno in tasca con servizi di streaming come Spotify è stato all’inizio non semplice. Grazie a uno studio della Riia, l’associazione che riunisce tutte le case discografiche mondiale è possibile capire in termini comunque spannometrici quanto guadagnano ogni mille stream cioè ogni mille ascolti. Il dato è relativo agli abbonamenti paganti. Come si vede pagano più di Youtube ma meno di Apple.
E infine: funziona la musica in streaming? Qui sotto sono i dati realativi all’ultimo rapporto della Riia sul mercato Usa.Nel 2016, l’industria musicale ha prodotto per la prima volta più della metà delle entrate derivanti dallo streaming e la crescita è proseguita anche nel 2017. L’anno scorso quasi i due terzi di tutti i ricavi – oltre 5,7 miliardi – provenivano dallo streaming, con un incremento di 43 per cento.