A quanto pare le app di salute e benessere ancora oggi non hanno convinto del tutto il mercato europeo. Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto “Taking the pulse of eHealth in the EU” di Incisive Health International, i tre quarti delle persone intervistate provenienti da sette paesi europei fra cui l’Italia, non utilizza app di salute, anche se più della metà di chi non le usa ora sarebbe disposto a farlo in futuro. Un’altra metà afferma di non utilizzarle per paura di non avere il controllo di dove possono finire i propri dati.
Il nostro paese riserva due curiose sorprese: la prima è che gli italiani sono fra i più digitali tra i sette paesi esaminati: il 35% degli intervistati nel 2017 ha dichiarato di usare app per salute o fitness. Ci supera sono la Francia con il 40% di utilizzatori, mentre la Germania – per fare un paragone – non supera il 18% di persone che usano queste app.
La seconda sorpresa è che a quanto pare siamo i meno preoccupati di tutti sulle questioni che hanno a che vedere con la fine che fanno i nostri dati sanitari, per quanto anonimi: solo il 13% degli italiani si è dichiarato preoccupato per questo. È interessante notare che nonostante si tratti di questioni che interessano tutto il mondo grosso modo in maniera simile, fra i sette paesi c’è un divario molto ampio, del 28%, tra l’Austria e l’Italia. A essere maggiormente pensierosi per ciò che accade ai loro dati una volta raccolti dall’azienda produttrice della app sono Austriaci e Tedeschi (si dichiara tale rispettivamente il 41% e il 39% di loro).
In ogni caso, fra gli utilizzatori la maggior parte, il 71%, si dice addirittura contento di poter “regalare” i propri dati di salute per motivi di ricerca e sviluppo alle aziende.
Nel complesso dei sette paesi esaminati, il 27% dei rispondenti usa app di salute, ma il gap fra giovani e meno giovani si fa sentire. Due terzi degli utilizzatori ha meno di 34 anni, e fra i 16 e i 24 anni addirittura il 40% dei giovani ha scaricato almeno una app di fitness o salute sul proprio smartphone. Come il 35% dei 25-34 enni, il 28% dei 35-44 enni, il 20% dei 45-54 enni e un misero 13% fra gli over 55.
Tuttavia, anche fra chi le utilizza sono pochi a utilizzarle spesso, in pochissimi a farlo settimanalmente. Il 13% degli utenti le utilizza ogni giorno, a cui si aggiunge un altro 27% che le apre una volta alla settimana. Un altro 27% le usa una volta l’anno e l’8% di chi ne ha scaricata almeno una non la usa mai.
Centrale però è il tipo di app che viene scaricata, e qui emergono aspetti interessanti, come il fatto che in quasi tutti i paesi – e in Italia in modo marcato – la fetta più grossa degli utenti scarica app per mantenersi sano, quindi app riguardanti il monitoraggio dell’attività fisica o della dieta.
Il 55% degli italiani usa app per mantenersi sani, il 50% app per controllare il proprio stato di salute, il 30% per conoscersi meglio, il 20% per archiviare i propri dati sanitari, e solo il 15% per monitorare una condizione patologica specifica, e il 5% per contattare un professionista. A differenza di altri paesi emerge che gli italiani usano meno le app per gestire patologie vere e proprie, come per esempio diabete o ipertensione: in Germania e Francia ha risposto affermativamente su questo punto il 25% degli utenti.
Fra gli over 55 (ricordiamo che solo il 13% di loro usa app di salute o benessere), solo il 25% usa app come supporto per mantenersi in forma, e il 30% per tenere traccia del proprio stato di salute allontanandosi molto dalla media delle altre fasce di età. I più anziani svettano invece per utilizzo di app per cercare un professionista da contattare: usa questo genere di app il 15% degli over 55.
Il rapporto pone anche la domanda circa quali servizi potrebbero convincere le persone a utilizzare questo genere di servizi, e quello che emerge è una forte richiesta di regolamentazione, trasparenza e controllo. Non sembra insomma un problema di digital divide.
Il 31% degli intervistati afferma che sarebbe più disposto a usare app di salute se ci fosse più chiarezza su ciò che i fornitori fanno con i miei dati medici, mentre un 20% crede che il problema siano le troppe app a pagamento e un 18% vorrebbe poter avere un controllo completo sui tempi di stoccaggio dei propri dati da parte di un’azienda.
Il 17% dichiara invece che utilizzerebbe queste app se ci fossero delle procedure precise da parte delle autorità sanitarie in grado di validare le prestazioni di tutte le app in commercio e se venissero elaborate delle linee guida precise a cui gli sviluppatori devono sottostare. Come sappiamo invece non è obbligatorio richiedere la certificazione come Dispositivo Medico se la app si definisce come “app di fitness/benessere”. Un altro 15% utilizzerebbe solo app validate dal sistema sanitario nazionale.
Solo per il 15% degli intervistati il problema è tecnico e sono necessarie app più semplici da utilizzare e alla portata di tutti, mentre per il 13% dovrebbe essere sempre possibile condividere i dati inseriti nella app con il proprio medico.