Il Fondo monetario internazionale ha lanciato l’allarme debito: nel mondo ha raggiunto “massimi storici, essendo arrivato al picco record di 164mila miliardi di dollari nel 2016, equivalente al 225% del Pil mondiale”. Qui l’articolo sul .com
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Nel suo Fiscal Monitor, il rapporto pubblicato oggi nell’ambito degli Spring Meetings in corso a Washington, l’istituto guidato da Christine Lagarde spiega che “attualmente il mondo è più indebitato del 12% del Pil rispetto al picco precedente raggiunto nel 2009, con la Cina che fa da capofila”. Pechino ha contribuito da solo al 43% del rialzo registrato dal 2007, ha fatto notare Vitor Gaspar, direttore del dipartimento degli Affari fiscali del Fondo. Nelle economie avanzate – dove la politica fiscale dovrebbe essere “leggermente espansiva” nel 2018 e nel 2019 – il debito è in media al 105% del Pil, “un livello che non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale”. Il dato è visto scendere al 100% circa nel 2023. Solo nel 2017, ha calcolato l’Fmi, oltre un terzo delle economie avanzate aveva un debito superiore all’85% del Pil, “un numero di Paesi tre volte superiore rispetto al 2000”. Nei mercati emergenti e in quelli a reddito medio, il debito è in media vicino al 50% del Pil, un valore visto l’ultima volta durante la crisi del debito degli anni ’80 del secolo scorso. “Un quinto di questi Paesi lo scorso anno aveva un debito sopra il 70% del Pil, un livello simile a quello di inizio anni 2000 sulla scia della crisi asiatica”, ha sottolineato l’Fmi. L’istituto ha spiegato che queste dinamiche del debito si spiegano in tutti i Paesi con ampi deficit primari, “che hanno raggiunto un record nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo”. Tutto ciò è fonte di preoccupazione per l’Fmi, perchè “i Paesi con un debito pubblico elevato sono vulnerabili a un’improvvisa stretta delle condizioni finanziarie globali, cosa che potrebbe alterare l’accesso ai mercati e mettere a repentaglio l’attività economica”. Deficit e debiti alti, inoltre, “amentano la profondità e la durata di una recessione perchè i governi non sono in grado di avere a disposizione lo spazio fiscale necessario per sostenere la crescita”. Per questo urge la creazione di quello spazio fiscale ora, anche alla luce del fatto che il debito nel settore privato e’ a livelli record e continua a crescere. Il grado di aggiustamento fiscale necessario varia da Paese a Paese, ha detto il Fondo. Nel caso degli Stati Uniti, per esempio, l’Fmi sostiene che la politica fiscale debba essere ricalibrata per garantire che il rapporto debito/Pil scenda nel medio termine. In Usa – il cui outlook fiscale sta guidando quello delle economie avanzate – sono stati adottati stimoli fiscali mentre l’economia e’ vicina alla piena occupazione, cosa che dovrebbe tenere il deficit sopra i mille miliardi di dollari, o oltre il 5% del Pil, dal 2018 al 2023. Il debito/Pil Usa e’ visto passare al 107,8% del 2017 al 116,9% nel 2023 (Radiocor).