Gli spagnoli sono diventati più ricchi degli italiani. L’analisi, spietata nella freddezza dei numeri, è arrivata dal Fondo monetario internazionale. Stando al quale nel 2017 il prodotto interno lordo pro capite spagnolo, misurato in PPP (power purchasing standards, ovvero a parità di potere d’acquisto), ha superato quello italiano. E nei prossimi anni quello iberico continuerà a salire a ritmi più elevati di quello del nostro Paese.
Come si nota dal grafico, la Spagna (linea gialla) è uscita dalla crisi con ritmi di crescita più lenti rispetto a quelli italiani (linea grigia). Dal 2013 in poi, però, il Pil pro capite ha subito una vera e propria impennata. Tale da permettere al Paese iberico di mettere la freccia e superare l’Italia. È l’ennesimo segno del declino italico? Non necessariamente. Perché approfondendo l’analisi, si scopre che in questa rincorsa la Spagna partiva paradossalmente da condizioni più favorevoli. Intanto perché dal 2005 ad oggi il governo di Madrid ha sempre investito più di quello di Roma, almeno in valori percentuali rispetto al Pil:
Già nel 2005 la Spagna investiva una quota pari al 30% del Pil. Nello stesso anno, l’allora governo Berlusconi non riusciva a spingere gli investimenti italiani che a poco più del 21% del prodotto interno lordo. Tra il 2008 ed il 2013 si nota la contrazione, che ha colpito in maniera decisamente più significativa Madrid. Che però da lì in avanti ha cominciato ad investire in misura maggiore di quanto non abbia fatto Roma. Anche in questo caso, però, sono le condizioni di partenza che contano. Basti pensare al rapporto deficit/Pil:
Il grafico mostra il debito pubblico misurato come percentuale rispetto al prodotto interno lordo. Chiaro, se si trattasse di una disciplina olimpica l’Italia sarebbe sempre medaglia d’oro. Ma quando si parte da un rapporto debito/Pil del 22%, come era quello spagnolo nel 2007 (nello stesso anno quello italiano superava il 92%) la mano pubblica ha margini di manovra maggiori. Per sostenere, ad esempio, gli investimenti e aumentare in questo modo il Pil pro capite.
Insomma, se sorpasso c’è stato, c’è stato anche perché la Spagna partiva da condizioni che rendevano più favorevole la rimonta. E che hanno espresso le loro potenzialità, certamente, grazie a politiche che meglio di quelle italiane hanno saputo rilanciare l’economia. Ma pur sempre più favorevoli.
La morale della favola è che questo sorpasso non deve deprimere. Né, al contrario, farci dire che è più facile crescere se si può fare debito (più facile, ovviamente, non che questo sia necessariamente il modo migliore). Ignorando l’accaduto, il rischio è che in futuro l’unica categoria in cui batteremo la Spagna saranno le coppe del mondo di calcio in bacheca. Ma già quest’anno Sergio Ramos e compagni scenderanno in campo, Gigi Buffon e soci saranno al massimo in tribuna a mangiare le patatine.