Saremo più vecchi, con un età media che salirà dagli attuali 44,9 fino a toccare i 50,1 anni. E una percentuale di over 65 sulla popolazione generale che passerà dal 22,3 al 33,3%. Ma saremo anche molti di meno: a calare sarà soprattutto la popolazione del Mezzogiorno, che scenderà da 14,1 a 10,7 milioni di abitanti. Contrazione legata anche ad un drastico calo delle nascite: al Sud il saldo naturale scenderà da -2,2 a -10,1. Benvenuti nell’Italia del 2065, così come l’ha descritta l’Istat nel suo ultimo rapporto intitolato “Il futuro demografico del Paese”.
Uno studio che si apre con le previsioni relative alla popolazione residente. In totale, secondo l’Istituto nazionale di statistica tra mezzo secolo gli italiani saranno 54,1 milioni, contro i 60,6 milioni dello scorso anno. Il calo maggiore, come anticipato, si registrerà da Roma in giù. Isole comprese:
Oggi nel Mezzogiorno vivono 14,1 milioni di italiani, cui se ne aggiungono 6,7 che risiedono tra Sicilia e Sardegna. Nel 2065 Istat prevede che scenderanno, rispettivamente, a 10,7 e 5,1. Una riduzione che, come detto, si inserisce in un calo generale della popolazione, ma che in queste parti d’Italia sarà più accentuato. Tanto che il Sud passerà dall’essere la seconda zona più popolosa del Paese alla quarta posizione, subito sopra le isole maggiori. Che però sono solo due regioni: il che permette di dire che il Mezzogiorno sarà la zona meno popolata del Paese. Una contrazione che si spiega innanzitutto con il calo delle nascite:
Il grafico rappresenta il saldo naturale, ovvero la differenza tra nati e morti, normalizzato per mille abitanti. Se il valore è positivo, significa che le nascite sono più dei funerali. Se è negativo, al contrario, che i secondi sono più dei primi. La situazione di partenza è proprio quest’ultima. E, come si vede dal grafico, con il tempo non farà che peggiorare. Ma se al Nord e al centro dal 2055 si comincerà, seppure lentamente, a risalire, nel Sud e nelle Isole il calo proseguirà. Al punto che le regioni in cui oggi questo saldo presenta i valori “meno negativi”, tra mezzo secolo scivolerà in fondo alla classifica. E nemmeno l’immigrazione dall’estero sembra più in grado di incidere:
Il saldo migratorio rappresenta la differenza tra coloro che si sono trasferiti in Italia e coloro che invece hanno lasciato il Paese. Se è positivo sono di più i primi, se è negativo i secondi. E anche in questo caso il dato è normalizzato per mille abitanti. Con l’eccezione di Sicilia e Sardegna, il dato è previsto in calo in tutto il resto d’Italia. Il che significa che nel 2065 ci saranno meno immigrati che verranno in Italia. O meno italiani che decideranno di fare le valigie. O, più verosimilmente, si verificherà una combinazione di questi due scenari. Il risultato di tutti gli elementi citati finora è quello di un’Italia più vecchia:
Più vecchia innanzitutto sotto il profilo dell’età media della popolazione. E anche in questo caso, l’invecchiamento sarà più marcato al Sud e nelle isole. Dove oggi i residenti hanno mediamente 43,5 e 44,1 anni. Mentre tra mezzo secolo sfonderanno il muro dei cinquanta raggiungendo quota 51,6. E superando così l’età media nel resto del Paese. C’è poi un ultimo dato, preoccupante sotto tanti punti di vista. Ad esempio la tenuta dei conti del Servizio sanitario nazionale, giusto per citarne uno. Ovvero quello relativo alla suddivisione percentuale della popolazione per classe di età:
Oggi gli anziani, ovvero le persone verosimilmente più bisognose di cure, sono il 22,3% della popolazione. Tra mezzo secolo raggiungeranno il 33,3%, a grandi linee qualcosa come 3,5 milioni di persone in più rispetto ad oggi. Il tutto erodendo la percentuale composta dalla fetta attiva della società, rappresentata da chi ha tra i 15 ed i 64 anni. Mentre la quota di under 14 rimarrà costante. Un dato insufficiente, però, a fermare l’invecchiamento dell’Italia.