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cronaca

Festa della mamma: la misura di quanto è difficile essere madre in Italia

Domenica è la festa delle equilibriste. Così ha infatti definito le mamme italiane Save the Children, che ieri (giovedì 10) ha diffuso il suo rapporto sulla maternità in Italia. Uno studio che mette insieme diverse fonti statistiche per elaborare il Mother’s Index. Ovvero un indicatore, elaborato a partire da dati Istat, che misura la condizione delle madri rispetto a tre elementi: il lavoro, i servizi a sostegno della maternità e l’impegno in termini di cura dei figli.

 

Fatto 100 il valore nazionale del Mother’s Index elaborato nel 2004, la quarta edizione del rapporto stilato dall’ong mostra come siano andate le cose nel corso dell’ultimo quindicennio. Sia a livello complessivo che sul piano generale. Da quest’ultimo punto di vista, la situazione è peggiorata: se nei monitoraggi del 2008 e del 2012 l’indice superava quota 100, nel 2017 è sceso a 99,128. Mentre sul fronte geografico, il rapporto mostra come essere mamma nel centro Nord sia meno complicato che nel Sud Italia.

 

 

Le dimensioni dei punti, che rappresentano 19 regioni e le due provincie autonome del Trentino Alto Adige, rispecchiano quelle dell’indice. Il colore indica invece se il valore sia o meno superiore a 100. Nel primo caso il punto si colora di azzurro, nel secondo di arancione. Cliccando su un punto appare un grafico che mostra l’andamento dell’indice per la rispettiva regione nei quattro rapporti sulla maternità elaborati da Save the children. Il filtro posto sopra la mappa permette di concentrare l’analisi su uno dei tre pilastri sui quali è calcolato il Mother’s Index.

 

Ed è proprio quest’ultimo ad essere visualizzato di default sulla mappa. Come si può notare, l’Italia è letteralmente spezzata in due. Con le regioni del Nord che mostrano un valore superiore a 100 (l’indice nazionale del 2004) e quelle del Sud che ne hanno uno inferiore. Dopodiché, attenzione: perché se si clicca sui punti colorati di azzurro, si scopre che quasi dovunque il Mother’s Index è in calo, con l’unica eccezione della provincia di Bolzano. Detto in altre parole, pur partendo da una situazione migliore, anche la condizione delle madri settentrionali sta peggiorando.

 

Vale allora la pena di provare ad entrare più nel dettaglio dell’analisi. Ad esempio selezionando “Cura” con il filtro posto al di sopra della mappa. Si tratta di un indicatore elaborato tenendo i considerazione due elementi: il tasso di fecondità delle donne, ovvero il numero medio di figli messi al mondo, e l’indice di asimmetria nel lavoro familiare nelle coppie in cui entrambi lavorino e la componente femminile abbia un’età compresa tra i 24 ed i 65 anni. Detto brutalmente, la misura del tempo che i padri passano in poltrona invece che ad aiutare le proprie mogli o compagne nelle attività domestiche.

 

E da questo punto di vista occorre spezzare una lancia nei confronti di siciliani, laziali e calabresi che, con buona pace degli stereotipi, portano l’indice a una quota superiore a 100. I “peggiori” sono i lucani, che pure dalla prima edizione del rapporto sono in costante risalita per quanto riguarda questa componente dell’indicatore.

 

Altro tema, il lavoro. Per definirlo Stc considera il tasso di occupazione e quello di mancata partecipazione al mercato del lavoro per le donne di età compresa tra i 25 ed i 54 anni. In questo caso la situazione in alcune regioni del Sud è drammatica: fatta 100 la media nazionale del 2004, in Sicilia nel 2017 si è arrivati a poco più di 65. A primeggiare, invece, è l’Alto Adige: qui, almeno sul piano occupazionale, le madri stanno meglio che nel resto d’Italia.

 

Già, perché se ci si concentra sui servizi, la musica cambia. Questo indicatore è elaborato tenendo conto dell’indice di presa in carico dei bambini da parte degli asili nido e di altri servizi per la prima infanzia, oltre che della percentuale di bambini tra i 4 e i 5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia. E da questo punto di vista le cose vanno male un po’ dappertutto, Bolzano compresa. Solo due regioni, la Valle d’Aosta ed il Friuli Venezia-Giulia, insieme alla provincia autonoma di Trento hanno un indice superiore a 100 per quanto riguarda questo indicatore. La situazione peggiore si verifica invece nel Lazio, che proprio nell’ultimo quinquennio ha assistito ad un calo significativo sul fronte dei servizi. Anche se nel complesso, tra lavoro che non c’è, asili che mancano e padri che non aiutano, le mamme italiane sono davvero delle equilibriste.