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cronaca

Fuori dall’Euro, fuga dall’Italia? Il 3,8% degli europei vive all’estero

 

Ogni 25 cittadini europei di età compresa tra i 20 ed i 64 anni, uno vive all’estero. Sempre all’interno dell’Unione, ma oltre i confini del Paese in cui è nato. Lo afferma l’Eurostat, secondo la quale nel 2017 questa situazione riguarda il 3,8% della popolazione. Certamente, ci sono ampie differenze: si passa dall’1% dei tedeschi al 19,7% dei rumeni. Sì, esatto, un rumeno su cinque non vive in patria ma in un’altra nazione europea. E l’Italia? Diciamo che se il piano di uscita dall’euro di cui si discute in questi giorni andasse in porto il 3,1% degli italiani avrebbe qualche problema da gestire. Al netto di quelli strettamente economici, si intende. Il quadro completo è riassunto in questa infografica:

 

 

La mappa mostra in blu le nazioni in cui la percentuale di residenti all’estero è inferiore alla media europea, in arancione quelle in cui è superiore. Nel grafico sottostante si mostra invece l’andamento della percentuale di cittadini residenti all’estero. La colonna blu mostra la media europea, l’arancione quella del Paese selezionato. Di default viene mostrata la situazione italiana, ma basta cliccare su una delle bandierine sul lato sinistro dell’infografica per selezionare un altro Paese.

 

Come si vede dalla mappa, sono soprattutto i cittadini delle nazioni dell’est europeo a vivere al di fuori dei confini del Paese in cui sono nati. Fanno eccezione il Portogallo, l’Irlanda e l’Islanda, tutte realtà che negli ultimi anni si sono però trovate a vivere forti situazioni di crisi economica. Circostanza che, probabilmente, spiega la percentuale di emigrazione verso un’altra nazione europea più alta della media.

 

Guardando al grafico, si vede come nel 2007 la percentuale di italiani che vivevano in un altro Paese dell’Unione era sostanzialmente in linea con la media europea. Dopo lo scoppio della crisi, come mostrano i dati 2012 e 2017, la percentuale italiana ha sempre superato quella europea. Bene, ma chi sono le persone che partono? E, soprattutto, trovano un lavoro? A quest’ultima domanda, per quanto riguarda l’Italia,  la risposta è sì. E anche in misura maggiore che in patria.

 

 

Il grafico, che funziona esattamente come il precedente, mostra il tasso di occupazione tra coloro che risiedono all’estero (nelle due colonne di sinistra) e del totale della popolazione del Paese preso in considerazione. Se si guarda all’Italia, la cui situazione viene mostrata di default, si vede come il tasso di occupazione di chi vive all’estero sia sostanzialmente in linea con la media europea (75,6 contro 76,1%). Mentre sul totale della popolazione, la distanza con il resto del continente è significativa: 62,3% contro 72,1%. Si tratta sempre di dati relativi al 2017 e riferiti alla popolazione di età compresa tra i 20 ed i 64 anni. Chiarita la questione dell’occupazione, resta quella dell’identikit di chi vive all’estero. Eurostat fornisce un solo dato a questo proposito, quello relativo al possesso di una laurea. E il quadro è questo:

 

 

Tra gli italiani che vivono all’estero la percentuale di laureati raggiunge il 32,5%, dato addirittura superiore, per quanto si un solo decimale, alla media europea. È guardando a quello che succede in patria che si evidenzia invece un problema. Se all’interno dell’Unione il 30,1% dei residenti è laureato, in Italia questa percentuale scende al 17,8%. Questo che significa? Che già in Italia ci sono pochi laureati. E rappresentano un terzo di coloro che decidono di emigrare. Uno scenario non certamente idilliaco. Per quanto uscire dall’euro per “costringerli” a tornare a casa potrebbe non essere la soluzione migliore.