I dati Eurostat lo confermano: l’Italia è tra le nazioni in Europa dove l’agricoltura biologica, considerando il parametro della superficie convertita e quella in corso di conversione, pesa maggiormente sull’intero comparto.
Nel 2016 erano infatti quasi 1milione e 800mila ettari destinati a questo tipo di coltivazioni, e l’Italia era seconda solo alla Spagna (2 milioni). Se però consideriamo la crescita dal 2012, in soli cinque anni il nostro paese ha visto aumentare del 53% il terreno destinato al biologico, primo tra quelli con dimensioni simili, superando la Francia (+49%).
Il fenomeno è un trend comune consolidato. Sono infatti pochi i paesi in cui il fenomeno è in contrazione: Polonia, Grecia, Regno Unito e Romania hanno visto ridurre le superfici destinati all’agricoltura biologica nel quinquennio.
Se si rapporta la superficie delle colture bio rispetto a quella totale destinata alle coltivazioni, la percentuale maggiore si trova in Austria (21%), seguita da Svezia ed Estonia. L’Italia è in quinta posizione, con il 14% del totale agricolo, molto maggiore rispetto a Spagna, Francia e Germania.
Il mercato, infine, premia questo tipo di prodotti: la quota bio dell’export agroalimentare italiano, secondo Nomisma, è pari a 2miliardi di euro e il mercato interno nel 2016 è cresciuto del 3,5%; tre quarti delle famiglie hanno acquistato un prodotto biologico l’anno scorso e le motivazioni principali della scelta sono state la sicurezza alimentare e la qualità.