Quando si parla del rapporto tra uomo e ambiente, molto spesso si fa riferimento all’inquinamento come termine principe per analizzare quanto il territorio venga sfruttato specialmente dal punto di vista dei consumi ed emissioni causati da tutte le attività che ruotano attorno alla quotidianità più o meno industriale.
C’è però un’altra chiave di lettura che si occupa di analizzare quanto il terreno sia stato colonizzato dall’uomo individuando la percentuale di superficie occupata da costruzioni o da attività umane ad esse correlate.
In ambito europeo, più precisamente per quello che riguarda l’Unione Europea, a partire dal 2006 questo dato viene censito mediante un sondaggio denominato LUCAS (Land Use and Coverage Area frame Survey) redatto ogni tre anni e che per il 2018 prevede il recupero di informazioni provenienti da più di 275000 diverse località.
In attesa dei futuri risultati, Eurostat ha recentemente pubblicato i risultati del precedente sondaggio partito quindi nel 2015.
Nell’infografica che segue sono rappresentate le nazioni dell’Unione Europea con un gradiente di colore semaforico che spazia dal verde per i paesi con una minore percentuale di superficie occupata, passando per il giallo che rappresenta il valore medio dell’UE, fino ad arrivare al rosso per quelli che hanno fatto registrare i valori più alti a livello continentale.
In aggiunta, è presentato anche lo stesso dato scalato sui valori delle regioni italiane seguendo lo stesso modello cromatico.
Volendo rappresentare il dato europeo con una mappa per individuare eventuali distribuzioni per macro-aree, va fatta una premessa d’obbligo per la completezza dell’analisi.
La nazione che guida questa speciale graduatoria è risultata essere Malta con il 23,7% della superficie occupata dall’attività umana, ma, oltre ad essere difficilmente rappresentabile dal punto di vista visivo, proprio per via delle sue ridotte dimensioni (appena 316 Km quadrati) potrebbe diventare un elemento poco bilanciato nei volumi se paragonato agli altri paesi europei decisamente più estesi.
Dando uno sguardo alla distribuzione cromatica delle nazioni esaminate, risulta abbastanza evidente una suddivisione in cui le zone nordiche e quelle orientali presentano una colorazione decisamente tendente al verde che indicano appunto valori inferiori alla media dell’Unione Europea pari al 4,4%, mentre tutto il resto del continente, con le eccezioni di Spagna e Irlanda presentano toni che dal giallo virano anche verso l’arancio.
Si delinea quindi uno scenario in cui in cima alla classifica, escludendo la già citata Malta, compare un quintetto composto da Olanda (12,1%), Belgio (11,4%), Lussemburgo (9,8%), Germania (7,4%) ed Italia (6,9%), a cui fanno da contro altare Lettonia (1,6%), Finlandia (1,6%), Svezia (1,6%), Bulgaria (1,8%) ed Estonia (2%) come paesi da considerarsi meno intaccati dall’intervento umano.
Il caso dell’Italia
È curioso notare come il Piemonte risulti essere la regione italiana che meglio rispecchia il nostro paese presentando esattamente lo stesso valore della media italiana pari al 6,9%.
Complessivamente invece, nella graduatoria nazionale, figurano in cima alla lista la Lombardia (11,5%), la Campania (10,8%) ed il Veneto (10,3%) tutti e tre sopra la soglia del 10% di territorio occupato dall’intervento umano.
Sul fronte opposto invece, tra le regioni più incontaminate troviamo il Molise (2,5%), il Trentino Alto Adige che è stato censito separatamente viste le sue due provincie autonome (Trento 2,7% e Bolzano 2,8%) e la Valle d’Aosta (3,0%).
Ne esce un quadro in cui non sembra evidente una distribuzione per macro-aree geografiche, quanto invece pare esserci una notevole similitudine con la densità di popolazione.
Anche se con un ordine leggermente diverso rispetto all’analisi condotta, Campania, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto, Puglia, Emilia Romagna e Sicilia occupano infatti le prime otto posizioni per quanto riguarda il numero di abitanti per chilometro quadrato sul territorio nazionale.