Posto che, come dimostra anche l’ultimo rapporto USMAF del Ministero della Salute che abbiamo raccontato qui , praticamente tutte le persone migranti che arrivano in Italia vengono controllate dal punto di vista sanitario, in molti casi addirittura a bordo, e i bambini vengono vaccinati secondo il calendario vaccinale italiano, è necessario fare chiarezza sul reale panorama vaccinale del continente africano.
Le stime al 2017 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità infatti mostrano con chiarezza che l’idea secondo cui gli africani non sarebbero vaccinati è in molti casi una bugia.
Ci sono paesi dove purtroppo le coperture vaccinali per alcune malattie sono ancora molto basse – ed è questo il caso per esempio della Nigeria – ma non possiamo dire chiunque arrivi oggi dall’Africa non sia vaccinato: in molti paesi africani le coperture sono addirittura simili a quelle italiane.
Nella metà dei paesi oltre il 90% della popolazione nel 2017 ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il morbillo, mentre 10 paesi su 54 hanno una copertura inferiore al 70%. In 37 paesi su 54 è superiore al 90% la copertura del vaccino contro la tubercolosi, inferiore al 70% solo in 6 paesi. Per quanto riguarda il vaccino contro difterite-tetano e pertosse, ha ricevuto la prima dose oltre il 90% della popolazione in 39 paesi su 54, e solo in Nigeria e in Guinea Equatoriale la copertura è inferiore al 70%.
Infine, ha ricevuto la terza dose del vaccino contro l’epatite B e dell’Hemofilus Influentiae il 90% della popolazione di 33 paesi su 54.
Se andiamo a isolare i paesi di provenienza dei migranti che hanno raggiunto le nostre coste nel 2018 (Fonte: Ministero dell’Interno, dati al 6 luglio 2018), cioè Tunisia, Eritrea, Sudan, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali, Guinea e Algeria, notiamo che solo Nigeria, Mali e Guinea presentano coperture vaccinali inferiori al 90% della popolazione: nel caso del Mali non si scende mai sotto il 70% di copertura e in Guinea le coperture sono superiori al 60% per tutte le malattie, nel caso del vaccino per la tubercolosi superano addirittura il 90%. La situazione più vulnerabile in Africa è, come si evince, quella della Nigeria: il 49% la prima dose del vaccino DTP (Difterite-Tetano-Pertosse) e il 33% ne ha ricevute tre dosi. Il 33% dei nigeriani ha ricevuto la terza dose del vaccino contro l’epatite B, e contro l’haemophilus influenzae (HIB).
Prendiamo due malattie di cui si parla molto in ipotetica relazione ai migranti: morbillo e tubercolosi. Ha ricevuto la prima dose di vaccino contro il morbillo il 98% dei tunisini, il 95% degli algerini, il 93% degli eritrei, il 91% degli ivoriani, il 90% dei sudanesi, il 71% dei cittadini del mali, il 65% delle persone provenienti dalla Guinea e il 42% dei nigeriani. La seconda dose di vaccino è invece stata fornita al 97% dei tunisini, all’85% degli eritrei e al 72% dei sudanesi. Il problema è semmai con la seconda dose, le cui coperture sono ancora oggi più basse.
Quanto alla tubercolosi, che spaventa tanto molti italiani, nel 2017 le stime dell’OMS parlano di una copertura del 99% in Algeria, del 97% in Eritrea e Sudan, del 92% in Costa D’Avorio e Mali e del 91% in Guinea e Tunisia. In Nigeria è vaccinato contro la tubercolosi il 53% della popolazione. Il problema nel caso dei migranti è che chi parte dall’Africa non ha una carta sanitaria dove compaiono segnate le vaccinazioni eseguite e soprattutto in quante dosi.
Con questo non si intende dire gli africani a casa loro stiano bene. In alcune aree, specie in Africa Centrale, la situazione è drammatica, e i problemi principali sono la fame, in particolare la malnutrizione di donne e bambini, e la mancanza di servizi igienici e di fonti di acqua potabile, che rendono endemiche malattie che avremmo potuto sconfiggere da tempo, come il Colera, un virus che contamina le acque e che e che uccide in pochi giorni a forza di vomito e diarrea.
L’OMS stima che nella sola Repubblica Democratica del Congo, negli ultimi vent’anni uno dei paesi più vessati dalle guerre e dalla miseria e che in questi mesi ha dovuto affrontare, vincendo la partita, un’epidemia di ebola che ha prodotto a oggi 29 morti, la prima causa di morte fra la popolazione sia proprio la diarrea, che ha ucciso 109,8 mila persone in un solo anno.
Sempre in Repubblica Democratica del Congo un bambino quando nasce ha il 45% di morire prima dei 15 anni di età e le donne il 53% di probabilità di morire per problemi legati al parto. Il 42% dei bambini con meno di 5 anni è malnutrito, e solo il 20% dei bambini dai 6 mesi ai 2 anni viene nutrito come dovrebbe per crescere sano. il 44% delle donne incinte è anemica e il 10% dei bambini congolesi nasce sottopeso.
La malnutrizione e la conseguente mortalità infantile sono problemi immensi che ancora mettono l’Africa in ginocchio. In tutto il centro Africa si sfiora il 40% dei bambini con arresto della crescita e in molti paesi più di 1 bambino su 10 non supera i 5 anni di età. Tornando ai paesi di provenienza dei migranti del 2018, in Tunisia e Algeria è denutrito un bambino con meno di 5 anni su 10, in Eritrea 5 bambini su 10, in Sudan quasi 1 su 4, in Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea e in Mali 1 su 3.
La conseguenza è che non raggiungono i 5 anni di età 14 bambini su 1000 in Tunisia, 25 su 1000 in Algeria, 46 in Eritrea, 92 su 1000 in Costa d’Avorio, 93 in Guinea, 108 su 1000 in Nigeria, 114 bambini su 1000 in Mali.