Le prove sono state condotte a livelli diversi: dalla quinta primaria – chiamata qui anche “livello 5” – fino alla seconda secondaria di secondo grado (la vecchia seconda superiore, al netto dello scioglilingua, o “livello 10”). Fra i tanti risultati emersi dai test, quelli dei quindicenni sono forse i più interessanti perché più si avvicinano al termine del percorso di studi obbligatori. In questo modo possiamo farci un’idea di quanto è stato efficace l’apprendimento, dove di più e dove meno: e magari con un po’ di fortuna anche come mai.
Nel rapporto che accompagna i risultati leggiamo intanto che, partendo dall’italiano, “il nord-ovest e il nord-est ottengono un punteggio uguale (210) e significativamente al di sopra della media italiana (200), il centro consegue un risultato pari a quello medio nazionale, mentre il sud e il sud e isole conseguono punteggi significativamente al di sotto di essa”. A spingere in maniera particolare il sud verso il basso, sottolineano gli autori, “contribuisce soprattutto la Campania”.
Rispetto a quelle più comuni, i test INVALSI hanno usato definizioni geografiche un po’ diverse dal solito: al “sud” hanno incluso Abruzzo, Molise, Campania e Puglia, mentre per “sud e isole” si intende Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Entrando nel dettaglio delle regioni, al nord-ovest è la sola Lombardia a superare in maniera netta la media italiana – risultato che nel nord-est spetta anche a provincia di Trento, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Andando verso il meridione, invece, i punteggi più bassi sono stati raggiunti appunto in Campania, e con lei Calabria, Sicilia e Sardegna.
Questi sono risultati medi per tutte le scuole, ma anche fra i diversi tipi di istituto ci sono diverse differenze non proprio piccolissime. La media nazionale è stata fissata a 200 punti, mentre i licei hanno raggiunto 216, gli istituti tecnici 192 e 168 i professionali.
“Fra le regioni il Veneto consegue il risultato migliore in tutti e tre i tipi di scuola: 230 punti nei licei, 209 punti negli istituti tecnici, al pari della provincia di Trento, 183 punti negli istituti professionali. Ottengono invece i punteggi più bassi i licei e gli istituti tecnici della Calabria con 198 e 169 punti rispettivamente e gli istituti professionali della Sardegna con 153 punti.
Se a questo aggiungiamo la variabilità regionale descritta in precedenza, troviamo che per esempio “gli studenti dei licei della Calabria, della Sicilia e della Sardegna hanno punteggi significativamente inferiori a quelli degli studenti dell’istituto tecnico di diverse regioni del nord”.
Per i ragazzi di questo grado, la prova di italiano è consistita in un lavoro di comprensione della lettura di quattro testi diversi, e in più da una sezione di grammatica.
Con questi risultati in mano, è anche possibile fare qualche confronto con l’indagine PISA, un altro studio internazionale condotto dall’OCSE per misurare le conoscenze dei quindicenni in lettura, matematica e scienze. Fra le due emerge in effetti “lo stesso quadro […]: mentre il nord-ovest e il nord-est hanno risultati superiori alla media dei paesi OCSE, il centro si allinea alla media italiana (inferiore alla media OCSE) e il sud e il sud e le isole conseguono risultati nettamente al di sotto sia della media italiana che della media OCSE”.
Anche prendendo i risultati dei test di matematica la situazione non è poi così diversa, e pur con qualche piccola variazione le differenze geografiche e fra tipi di scuole restano tutto sommato intatte.
Per la prima volta quest’anno sono state condotte anche prove di inglese, sottoposte agli studenti di dieci e tredici anni. “I risultati delle prove d’inglese rispecchiano differenze tra le macro-aree dell’Italia analoghe a quelle osservate in Italiano e in Matematica, differenze che iniziano a comparire già nel grado 5 e che acquistano una maggiore evidenza passando da questo grado scolare al grado 8”.
In generale, le difficoltà più forti vengono fuori quando si tratta di ascoltare e comprendere la lingua parlata. Allo stesso tempo, fra scuole e classi è stata registrata maggiore variabilità che in italiano o matematica, a indicare che ci troviamo davanti una diversa qualità nell’insegnamento della lingua, oppure per esempio a una maggior diffusione di corsi di apprendimento extra-scolastici; o comunque di altre occasioni di esercitarla – d’altra parte gli alunni stranieri, in particolare nell’ascolto, fanno spesso meglio di quelli italiani.
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“Alla rilevazione di quest’anno, ricorda ancora il rapporto, hanno partecipato 29.337 classi di seconda primaria (grado 2) per un totale di 551.108 alunni; 29.520 classi di quinta primaria (grado 5) per un totale di 562.635 alunni; 29.032 classi di terza secondaria di primo grado (grado 8) per un totale di 574.506 alunni; 26.361 classi di seconda secondaria di secondo grado (grado 10) per un totale di 543.296 alunni”. Un gran numero di studenti che la rende di gran lunga la fonte più affidabile per capire come stanno le cose.
Una novità è che nella scuola secondaria di secondo grado le prove sono state sottoposte tramite computer: questo allo scopo di impedire imbrogli, come successo in alcune rilevazioni precedenti dove era venuto fuori che i docenti suggerivano le risposte agli studenti. Non esattamente un gran modello per i ragazzi, tanto per cominciare.