Sebbene negli ultimi dieci anni ci siano stati andamenti particolarmente altalenanti, i primi mesi del 2018 hanno fatto registrare prezzi molto simili alle medie sul passato decennio per quanto riguarda i principali carburanti sul territorio italiano.
Nell’infografica che segue sono riportati i valori settimanali da inizio 2008 per il prezzo al consumo di benzina, gasolio e GPL.
In aggiunta, per ogni tipo di carburante è presente anche la ripartizione secondo le tre componenti principali del prezzo: valore delle accise, IVA e costo industriale.
Ognuno di questi fattori è indicato con una tonalità distinta a seconda del colore di riferimento (marrone, blu e viola).
Stando ai numeri pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico, la benzina (1,561 euro al litro contro 1,529) e il gasolio (1,435 contro 1,413) sono lievemente in rialzo rispetto alle medie, mentre il GPL si posiziona leggermente al di sotto del prezzo degli ultimi dieci anni (0,668 euro contro 0,686).
Nonostante in alcuni frangenti benzina e diesel abbiano andamenti lievemente diversi, è abbastanza evidente che entrambe si muovono in maniera piuttosto sincronizzata a differenza invece del GPL che segue un trend meno soggetto a oscillazioni assolute.
Già a partire dal 2008, i primi due carburanti hanno subito un rialzo notevole nel prezzo al consumo culminato nella metà di Luglio dello stesso anno.
Rialzo che invece non si è riflettuto nel caso dei gas di petrolio liquefatti (GPL) mantenutosi sempre sulla soglia di 0,68 euro per litro fino ad inizio Novembre quando benzina e diesel, momentaneamente allineatisi come valori, si stavano per attestare sui minimi assoluti del periodo preso in esame (rispettivamente 1,083 e 1,022 ad inizio Gennaio 2009).
Nei tre anni seguenti, anche se con caratteristiche differenti, si è verificato un costante aumento dei prezzi che nel 2012 ha fatto registrare i massimi storici a prescindere dalla tipologia di carburante (benzina 1,890 , diesel 1,773 e 0,885 per GPL) suscitando comprensibilmente parecchie rimostranze soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori che si fecero portavoce di come questa impennata nei prezzi stesse contribuendo ad un progressivo impoverimento degli italiani.
In piena crisi finanziaria, gli effetti del “caro carburante” non si limitavano ad applicarsi unicamente in maniera diretta sul costo del rifornimento per gli spostamenti personali, quanto anche alle componenti indirette sul prezzo delle merci acquistate sotto forma di costi per il trasporto.
Dal 2014 si è assistito ad un progressivo calo dei valori al consumo che si è protratto fino alla metà del 2016 e che è stato imputato a diversi fattori tra i quali un eccesso di offerta del petrolio su scala mondiale ed anche una diminuzione della domanda dovuta probabilmente sia al rallentamento della crescita della Cina, sia agli inverni particolarmente miti che hanno determinato una minore necessità sul fronte del riscaldamento.
La risalita dei prezzi degli ultimi anni era già stata preventivata a partire dagli accordi siglati tra i paesi Opec e non Opec che avevano come obiettivo la riduzione per quanto riguarda la produzione di petrolio già a partire dal 2017: riducendone la disponibilità era inevitabile che il prezzo fosse destinato ad aumentare.
Ad oggi, benzina e diesel sono dunque allineati con la situazione media calcolata sull’ultimo decennio e, considerando i fattori che ne determinano il valore di mercato, sono una volta di più simili nell’essere fortemente vincolati alle accise per quel che concerne l’incidenza sul prezzo finale come dimostrano i quasi 73 centesimi (su 1,54 euro) per la benzina e i 62 (su 1,42) per il diesel per ogni litro di carburante, pari a circa il 40% del valore complessivo.
Nettamente diversa invece la situazione del GPL che a Marzo 2018, con poco meno di 15 centesimi al litro, vede l’incidenza delle accise ferma al 22% del prezzo finale (0,657 euro al litro), di poco superiore al peso dell’IVA assestato attorno a poco meno del 18%.