No, non è (solo) la disoccupazione giovanile ad aver spinto il M5S
Il caso “di scuola” è rappresentato dalla Basilicata: in tutta la regione la disoccupazione tra i 18 ed i 29 anni è scesa, ma anche qui il Movimento 5 Stelle ha fatto il pieno di voti, con percentuali superiori alla media nazionale in quasi tutti i comuni lucani. Continua l’analisi del voto di Infodata, che questa volta mette a confronto il responso delle urne con i dati Istat sulla disoccupazione giovanile.
Così come avvenuto per il raffronto tra voti e presenza di stranieri, anche in questo caso i dati elettorali (estratti dal sito del Viminale dall’associazione OnData) vengono riportati su base comunale ed interpretati come differenza rispetto alla percentuale ottenuta a livello nazionale. Mentre per il tasso di disoccupazione ci si è affidati ai numeri raccolti da Istat. Calcolando la differenza tra la percentuale di giovani tra i 18 e i 29 anni senza lavoro del 2016 (il dato più recente messo a disposizione dall’istituto nazionale di statistica), espresso questa volta su base provinciale, e quella del 2012, l’anno prima dell’avvio della scorsa legislatura.
L’obiettivo quello di verificare se ci fosse una correlazione positiva tra l’aumento della disoccupazione giovanile e il boom di voti a Luigi Di Maio e soci. Il risultato, riportato sul grafico, è appunto questo:
Di default, come detto, il grafico mostra la situazione in Basilicata. Intanto, come leggerlo: ogni punto rappresenta un comune, i punti appaiono incolonnati perché sull’asse delle ascisse è stata rappresentata la disoccupazione. Che, essendo calcolata su base provinciale, è uguale per tutti i comuni che alla medesima provincia appartengono. Fa eccezione il Sud Sardegna, creata dall’unione delle ex province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano, oltre che dei comuni del cagliaritano che non sono entrati nella città metropolitana. Per queste realtà i dati rispecchiano quelli delle vecchie province e quindi possono variare tra i diversi comuni a seconda della loro ‘provenienza’.
Tornando al grafico, più un comune sta a sinistra, più si è ridotta la disoccupazione. Più sta in alto, maggiore è stato il risultato del partito preso in considerazione rispetto alla media nazionale. I filtri nella parte alta consentono di selezionare un altra lista (nello specifico Pd, Lega o Forza Italia) o un’altra zona del Paese. Restando in Basilicata, i punti stanno tutti in alto a sinistra, ovvero rappresentano comuni in cui la disoccupazione giovanile è calata, ma il M5S ha ottenuto una percentuale di consensi più alta rispetto alla media nazionale.
La conclusione cui si può arrivare è che non siano stati solo i giovani senza lavoro non siano stati l’unica ragione che ha portato un italiano su tre a votare Cinque Stelle. Una conferma la si può avere quando i dati, anziché su un grafico, si visualizzano su una mappa.
Le zone colorate in rosso sono quelle in cui la disoccupazione giovanile è aumentata tra il 2012 ed il 2016, quelle blu le aree in cui è diminuita. Le tonalità scure rappresentano una performance migliore rispetto alla media nazionale da parte della lista (di default il M5S, ma basta cliccare sul simbolo per sceglierne un’altra), le chiare un risultato peggiore. E come si vede ci sono molte aree blu scuro. Ovvero territori in cui la quota di giovani disoccupati si è ridotta, ma i grillini hanno comunque trionfato.
Ora, è chiaro, bisogna tenere in considerazione anche il tasso di disoccupazione nel singolo anno. Una provincia come Matera, in cui si è passati dal 40% di disoccupazione tra i 18 ed i 29 anni del 2012 al 28,2% del 2016 nel nostro modello si colora di blu. Mentre Verona, dove si è passati dal 12,4 al 13,9 si tinge di rosso. Ma, quando si tratta di trovare un lavoro, i giovani se la passano comunque meglio vicino all’Arena che tra i Sassi. Tutto questo per dire che sì, il Movimento ha vinto nelle zone più economicamente depresse del Paese. Ma non è la disoccupazione, nello specifico quella giovanile, l’unica ragione del suo successo.