Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
cronaca

La parità di genere allontana le donne dalla scienza

Gijsbert Stoet e David Geary, psicologi rispettivamente alla Leeds Beckett University e alla University of Missouri, lo hanno definito “Il paradosso della parità di genere”. Si tratta di quel fenomeno, da loro messo in luce, per cui quanto più le donne hanno raggiunto l’uguaglianza all’interno di una società, tanto meno sceglieranno per il loro corso di studi una materia Stem. Ovvero una carriera in ambito scientifico, ingegneristico, tecnologico e matematico. Per dirla in termini statistici, esiste una correlazione inversa tra questi due indicatori.

 

Questa la tesi sostenuta nell’articolo “The Gender-Equality Paradox in Science, Technology, Engineering, and Mathematics Education”, che i due studiosi hanno pubblicato sulla rivista Psychological Science. Senza alcuna pretesa di voler aggiungere nulla alle loro conclusioni, InfoData ha provato a ricostruire in un grafico il risultato al quale i due sono giunti. Incrociando cioè i numeri relativi alla percentuale di laureate donne nelle facoltà Stem nel 2015, resi disponibili da Unesco, con i dati del Global Gender Gap Index 2016, un indicatore del World Economic Forum che misura l’uguaglianza di genere in tutti i Paesi del mondo. Il risultato è questo:

 

 

Più un punto si trova a destra, maggiore è la percentuale di donne tra i laureati. Più è in alto, maggiore è il valore del Global Gender Gap Index. Sopra il grafico ci sono due filtri. Uno fa riferimento al continente, permette cioè di stringere il campo dell’analisi. L’altro invece alle discipline. C’è infatti la possibilità di verificare la situazione nel singolo campo delle scienze naturali, dell’ingegneria e dell’Ict.

 

La tendenza appare molto chiara. Algeria e Tunisia, due Paesi a maggioranza musulmana in cui l’indice di uguaglianza elaborato dal Wef è tra i più bassi, presentano una percentuale femminile tra i laureati nelle materie Stem che supera il 50%. Detto altrimenti, sono più le donne ad indossare il tocco per aver studiato scienza o ingegneria rispetto agli uomini. Mentre due campionesse dell’uguaglianza di genere con Norvegia e Finlandia vedono scendere questa percentuale a poco più del 27%.

 

Fin qui la correlazione. Il tema, però, è di quelli che stuzzicano la curiosità. Viene, in altre parole, da chiedersi perché. I numeri, ovviamente, non possono rispondere. Non possono cioè dire quale sia il fenomeno che causa l’altro. In un articolo dedicato ai risultati di Stoet e Geary pubblicato su The Atlantic, si spiega che la questione non riguarda il talento dei singoli. Quanto, piuttosto, la società.

 

Quelle in cui c’è maggiore uguaglianza tra uomini e donne sono anche quelle in cui esiste un welfare state maggiormente strutturato. Al contrario, nei Paesi cui il Wef assegna un indice più basso, non esistono forti reti di protezione sociale. E quindi il conseguimento di una laurea in una disciplina Stem viene vista come un viatico verso una più sicura carriera lavorativa, che permetta alle donne di mantenersi. In altre parole, una via alla loro emancipazione. Questa la conclusione cui sono arrivati i due psicologi. I numeri, per parte loro, si limitano a confermare il paradosso.