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politica

Reddito di cittadinanza e lotta alla povertà: ecco a chi dovrebbero andare i soldi

Quali che siano le cifre reali che andranno a costituire il reddito di cittadinanza, per capire a chi dovrebbero andare la cosa più semplice è probabilmente guardare ai numeri della povertà. Una stima tutto sommato ragionevole ci dice che buona parte di chi potrebbe avere accesso alla misura – al netto di evasori fiscali e lavoratori in nero – è costituito da persone in difficoltà economica.

 

Ma chi, esattamente? L’ultimo bollettino dell’Istat sul problema, aggiornato al 2017, ci dice che le aree dove la povertà assoluta è più diffusa sono al sud e soprattutto nelle isole: entrambi luoghi in cui i poveri sono più di un abitante ogni dieci.

 

Questi numeri mostrano in che misura le ristrettezze economiche incidono sul totale degli italiani, ma non quante sono le persone davvero coinvolte. Sappiamo allora che il gruppo più ampio di poveri vive al sud, e conta poco più di un milione e mezzo di persone, cui seguono circa 1,2 milioni di poveri del nord-ovest.

 

Questo il quadro generale – che però non ci aiuta a capire se si tratta di giovani o anziani, disoccupati o pensionati, nativi italiani o no. Analizzando più in dettaglio le caratteristiche dei poveri che vivono in Italia, semplificando molto troviamo che i gruppi principali sono due.

Un’ampia parte dei poveri che vivono al nord è costituita da persone nate all’estero e poi immigrate nel nostro paese. Sappiamo infatti che quando un individuo vive in una famiglia composta da soli stranieri il rischio di essere poveri si moltiplica.

Questo è ancora più vero al sud, ma in quest’area gli immigrati sono comunque relativamente pochi. Poiché essi risiedono soprattutto nel settentrione, è in quell’area che si concentra la gran parte della povertà del gruppo: tanto che oltre un quarto di chi vive in famiglie di soli non nativi risulta in effetti povero.

 

Poiché al nord risultano in tutto circa tre milioni di stranieri, si tratta di numeri di assoluta rilevanza.

 

Di tutte le persone nate all’estero, d’altra parte, secondo  Eurostat circa il 30% viene da un altro stato membro dell’Unione Europea. La comunità più ampia, a oggi, è quella proveniente dalla Romania.

 

 

Il secondo gruppo che potrebbe beneficiare del reddito di cittadinanza risulta invece al sud, e comprende soprattutto persone senza lavoro. Prendendo varie combinazioni di istruzione e impiego, non è proprio un’enorme sorpresa scoprire che i più esposti alla povertà sono coloro alla ricerca di un posto, così come i meno istruiti.

Un diffuso stereotipo vorrebbe i pensionati come colpiti dalla povertà, ma in realtà è vero l’opposto. Anzi, paradossalmente, essi risultano in difficoltà economica meno di frequente rispetto a chi lavora.

 

 

 

Che sia anche una questione di età lo si capisce guardando a quanto pesa la povertà assoluta per i giovani: per gli under 35 i valori sono più che doppi rispetto agli over 65.

Mettendo insieme tutto, si deduce che se si vogliono mettere in campo misure per ridurre la povertà non ci si può che rivolgere a coloro che poveri lo sono davvero – e dunque giovani disoccupati soprattutto al sud, e immigrati al nord.

Come questo possa conciliarsi con la retorica anti-immigrazione del governo, resta però non ancora esattamente chiarissimo.

 

Va ricordato anche che, per come sono costruiti, gli indici di povertà misurano soprattutto la disuguaglianza. Due persone possono avere per esempio un reddito identico, ma vivere in condizioni diverse a rendere l’una abbastanza più povera dell’altra. Per esempio il costo della vita è maggiore al nord che al sud, nelle grandi città che in provincia; poi le famiglie con diversi componenti possono dividere alcune spese, e così via.

 

Qui è stata considerata una misura nota come “povertà assoluta”, secondo cui un individuo è povero quando la sua spesa mensile è inferiore a una certa cifra minima: denaro per acquistare “un paniere di beni e servizi considerati essenziali per evitare gravi forme di esclusione sociale”.

 

Per farci un’idea di come l’Istat calcola queste soglie, le abbiamo riassunte qui di seguito. Chi vuole può cercarsi e scoprire dove si trova.