Nel 2018 è l’alimentazione la principale voce del budget di italiani e stranieri in vacanza nel Bel Paese: quest’estate infatti il 35% della spesa dei turisti è stato destinato alla tavola, con un impatto economico pari a 30 miliardi di euro su base annua.
Il cibo si conferma così il valore aggiunto della vacanza made in Italy con 110 milioni di presenze legate al turismo enogastronomico. Il dato non ci stupisce, soprattutto se pensiamo che negli ultimi 20 anni (1996-2016) il numero di Indicazioni Geografiche (IG) per prodotti Food&Wine in Italia è più che triplicato: si è passati da 267 certificazioni di qualità a 818.
Che l’Italia fosse veramente la “patria della buona cucina” lo sapevamo già. Infatti, deteniamo il record per numero di certificazioni nel mondo, davanti anche alla Francia. Ma quali sono le regioni e i prodotti che contribuiscono maggiormente a questo primato?
!function(e,t,n,s){var i=”InfogramEmbeds”,o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?”http:”:”https:”;if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,”script”,”infogram-async”,”https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js”);
Prosciutto di Parma DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Parmigiano Reggiano DOP, Mortadella Bologna IGP sono solo alcuni dei nomi che fanno dell’Emilia Romagna la regina dei prodotti di qualità, prima sul podio per numero di certificazioni (45 in totale per il comparto Food) e valore della produzione (2,7 miliardi di euro). Di questi quasi la metà (1,27 miliardi) sono generati nella sola provincia di Parma, che si piazza in testa alla classifica con netto distacco dalla seconda, Modena (623 milioni di euro). Completa il podio un’altra emiliana, Reggio Emilia, con 534 milioni di euro legati a prodotti di qualità, ma con un incremento dell’11% di questo valore tra 2015 e 2016.
Tuttavia, l’economia delle IG non riguarda solo poche regioni. Le produzioni DOP e IGP coprono più del 54% della superficie agricola della nostra penisola e danno lavoro a 250 mila persone, sotto la guida di 247 consorzi. Il valore alla produzione (per il Food) ammonta nel 2016 a 6,6 miliardi di euro, mentre è più del doppio il valore al consumo: 13,6 miliardi, pari al 10% della spesa complessiva delle famiglie per generi alimentari.
!function(e,t,n,s){var i=”InfogramEmbeds”,o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?”http:”:”https:”;if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,”script”,”infogram-async”,”https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js”);
Se gli ortofrutticoli sono la categoria numericamente più rappresentata – con 110 certificazioni e volumi produttivi che girano intorno alle 658 mila tonnellate – il maggiore contributo al giro d’affari viene dai formaggi e dai prodotti a base di carne. I primi infatti generano ben 3,7 miliardi di euro, circa il 56,5% del totale, mentre i secondi raggiungono i 2 milioni (con una quota del 30,4%).
Le stelle più brillanti del firmamento italiano per valore economico sono il Grana Padano DOP (1,29 miliardi di euro) e il Parmigiano Reggiano DOP (1,12 miliardi).
Mentre un caso davvero eccezionale è quello della categoria degli aceti: con appena 3 prodotti certificati, l’Aceto Balsamico è in grado di raggiungere quota 385 milioni di euro generati, piazzandosi al terzo posto per contributo al giro d’affari (5,8% del totale). Un vero e proprio prodotto di punta, soprattutto per quanto riguarda il trend delle esportazioni: infatti, l’Aceto Balsamico di Modena IGP vende oltreconfine il 92% della produzione, rappresentando da solo un quarto del valore totale dell’export del comparto Food IGP e DOP.
!function(e,t,n,s){var i=”InfogramEmbeds”,o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?”http:”:”https:”;if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,asrc=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,”script”,”infogram-async”,”https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js”);
Nonostante le numerose certificazioni i prodotti ortofrutticoli generano appena 308 milioni di euro di giro d’affari (4,6% del totale). Ed è marginale anche il contributo degli oli d’oliva: solo l’1% del valore complessivo, con 69 milioni di euro. È proprio in relazione a queste due categorie e alla scarsa consapevolezza dei marchi IGP e DOP da parte dei consumatori che si parla sempre di più di proliferazione ingiustificata. Un fenomeno in base al quale, negli ultimi anni, le IG legate a queste due tipologie di prodotti starebbero aumentando in modo sconsiderato senza apportare un reale beneficio all’economia.
Resta comunque evidente che il sistema di tutela delle specialità territoriali italiane ha avuto un grande contributo nel promuovere i prodotti del nostro territorio in tutto il mondo. Il trend dell’export parla chiaro: si registrano tassi di crescita a doppia cifra, per un volume d’affari pari a 3,4 miliardi di euro (nel 2016). Il 51% del totale dei prodotti Food DOP e IGP made in Italy è destinato ai mercati stranieri.