Siamo sicuri che le manovre in disavanzo siano l’unica via da battere per sostenere la crescita? In giornate davvero particolari come quelle che stiamo attraversando, tra un downgrade e l’altro, lo spread Btp-Bund sopra il 300 punti e le prime bocciature europee alla manovra gialloverde, forse basta uno sguardo a una serie storica per darsi una risposta individuale, da soli, da “buon padre/madre di famiglia”.
Ebbene dal 2002, quando è entrato in circolazione l’euro, abbiamo viaggiato con indebitamenti netti annui medi da 50 miliardi. Il top l’abbiamo toccato nel 2009 con 82,5 miliardi, il minimo due anni prima con 23,5 miliardi, l’anno scorso abbiamo chiuso attorno a 40 miliardi (dato Istat ancora provvisorio). Messi tutti insieme quei disavanzi cumulano poco più di 800 miliardi. Stiamo parlando in valori facciali dell’indebitamento, ovvero di quei mattoncini che anno dopo anno servono per alzare il muro del debito pubblico, che a fine agosto (ultimo dato stimato da Bankitalia) era pari a 2.326,5 miliardi.
Qui trovate l’indebitamento netto della Pubblica amministrazione e il Pil a prezzi correnti.
Come detto qui non si vuole affrontare un dibattito teorico sulle politiche espansive adottate dai nostri governi prima durante e dopo la doppia recessione che ha colpito l’Italia e che ci ha lasciati dove ci ha lasciati, ovvero con un Pil procapite ancora dell’8% inferiore ai livelli del 2007 (mentre in media nel resto dell’Ue sono sopra del 5%). Lasciamo stare per un minuto i dibattiti sulle vecchie o nuove teorie keynesiane, i moltiplicatori fiscali, le esogene e i complessi calcoli sulla portata degli stimoli indotti dalle politiche economiche e quelle monetarie.
Riguardiamo i numeri di questa InfoData e proviamo a darci da soli una risposta. Da soli, proprio come quando siamo soli nel seggio elettorale quando votiamo: ma dov’è questa austerità da superare? Dove i vincoli, se abbiamo fatto 50 miliardi l’anno di deficit? Davvero tutti quei disavanzi sono serviti a qualcosa? Davvero il problema è l’Europa che ci ricorda che bisognerebbe ritrovare un sentiero di convergenza verso l’equilibrio di bilancio?