Per il terzo appuntamento riguardante le città più costose del mondo, in questa circostanza, sempre prendendo come base i dati pubblicati da Numbeo che usano New York come punto di riferimento per gli indicatori (valore ipotetico pari a 100) rappresentanti diversi aspetti del costo della vita, ci si è spostati ad oriente, esaminando il continente asiatico.
Nell’infografica che segue tutte le città censite nell’analisi sono rappresentate sulla mappa mediante un marker circolare colorato in base ad un gradiente semaforico che spazia dal verde per i valori minori fino al rosso intenso dei valori più alti.
Analogamente, anche l’istogramma rappresentante le nazioni di appartenenza delle città, è colorato seguendo lo stesso criterio cromatico e può essere utilizzato come filtro per zoomare il paese di interesse isolandone le città dal resto di quelle presenti nel panorama continentale.
Per cambiare la prospettiva dell’analisi è possibile selezionare l’indice di interesse mediante l’apposito menu a tendina in alto.
Sebbene non ci sia nessun caso che si avvicina veramente al riferimento newyorkese per quanto riguarda il Cost of Living Index, visto che tra le città censite quella con il valore più alto è Tokyo (84,8% rispetto a NY), la suddivisione dell’Asia, per quanto eterogenea, appare comunque abbastanza chiara.
La zona più costosa è senza dubbio situata nella parte nord-orientale del continente, tra Giappone (79,7 complessivo considerando anche Osaka oltre a Tokyo) e Korea del Sud (rappresentata dalla sola Seoul con 82), seguita dalle altre due macro-aree più care, vale a dire la parte più estrema del Mediterraneo e quella che si affaccia sul Golfo Persico.
Israele (74,9), Qatar (62,8), Libano (60,8) e Cipro (57,7) figurano nelle prime dieci posizioni a livello di singole nazioni, così come alcune delle città che li rappresentano sono analogamente presenti nella stessa graduatoria, scalata però sui centri abitati.
Il caso di Israele è sicuramente il più lampante visto che sono ben quattro le città che compaiono addirittura fra le prime nove per il costo della vita complessivo: Tel Aviv è quarta (77,4), Gerusalemme quinta (76,6), Haifa ottava (73,4) e Ramat Gan nona (72,2).
Nella zona “indiana” si trovano invece una moltitudine di centri urbani collocati tra quelli meno costosi in assoluto come dimostra il posizionamento delle nazioni coinvolte.
L’India si classifica in ultima posizione con un valore corrispondente a poco meno di un quarto del riferimento della Grande Mela (24,4), distanziando di poco Pakistan (25,2) ed anche la coppia formata da Bangladesh (31,6) e Nepal (31,9), mentre comprensibilmente, soprattutto in virtù del turismo, le Maldive, rappresentate da Male, spiccano per distacco con un indicatore pari a 70,4.
Gli altri indicatori puntuali
Se si sposta l’attenzione ad alcuni ambiti specifici del costo della vita, come ad esempio quello inerente all’alloggio (Rent Index), ecco che allora l’appartenere ad una nazione che fa parte dell’economia “che conta” assume un rilievo tutt’altro che trascurabile.
Non a caso, se tutto il resto del continente non supera come valore medio nazionale la soglia raggiunta dalla Korea del sud fissata a quota 33, ci sono quattro paesi che, pur al di sotto dello standard di New York, spiccano sul resto come nei casi di Hong Kong (prima assoluta con 78,3), Singapore (60,4), Qatar (56,4) ed Emirati Arabi Uniti (45,2).
Quando si parla di cibo da intendersi come servizio, e quindi di ristoranti (Restaurant Price Index), solamente Israele (84,3 complessivo) si avvicina agli standard newyorkesi, mentre tutte le altre nazioni della fascia medio-alta si assestano su valori tra 50 e 65, a dispetto invece di quelle meno care che in alcune circostanze (India a 18,1 e Indonesia 18,9) risultano addirittura meno costose di New York per circa l’80%.
Diverso ancora è il tema della “spesa” (Groceries Index) che propone un quadro in cui Seoul rappresenta la Korea del Sud con un valore molto prossimo al riferimento americano (93,6) ed è, più in generale, l’esempio evidente di come le nazioni bagnate dal Mar del Giappone e dal Mar Cinese Orientale siano quelle più care del continente, mantenendosi in prossimità di un valore attorno al 70.
Complessivamente, come anticipato, a prescindere dagli indicatori, sono rari – se non unici – i casi asiatici in cui ci siano cifre paragonabili a New York per quanto riguarda il fronte del costo della vita declinato nelle varie forme analizzate.
Pertanto, non c’è da stupirsi se, anche a fronte di salari certamente non uniformemente distribuiti su tutto il continente, il potere di acquisto (Local Purchasing Power Index) di alcuni paesi dell’Asia risulti di conseguenza nettamente superiore a quello newyorkese.
Lo scenario rappresentato sulla mappa una volta spostato il focus in tal senso presenta ben sei nazioni con un indicatore superiore a quota 100: Qatar prima per distacco con 139,8, seguito da Emirati Arabi Uniti (124,1), Arabia Saudita (123,6), Giappone (107,6), Brunei (105,2) e Korea del Sud (102,6).
Comprensibilmente, non stupirà trovare Dubai in cima a questa specifica graduatoria delle città con un impressionante indicatore pari a 153,6 che equivale a più della metà del potere di acquisto del cittadino medio di New York, a cui poi fanno seguito Doha (139,8) e Navi Mumbai (138), unico caso non “arabo” tra i primi 8 centri urbani in classifica.