Quello che state per leggere è un articolo nato dalla collaborazione tra gli studenti di Data Science dell’Università di Milano-Bicocca e noi di Info Data con l’obiettivo di formare gli studenti di data science sull’applicazione dell’analisi dei dati al giornalismo. Ecco cosa abbiamo capito analizzando i dati del Senato per le ultime quattro elezioni politiche.
Si nota come la percentuale di astenuti sia cresciuta nel tempo, arrivando a superare le percentuali di voto per partiti tradizionali con l’ingresso in politica del Movimento 5 Stelle.
Se al computo degli astenuti si aggiungono poi anche le schede nulle, bianche e contestate si vede come in molte provincie il vero vincitore non siano stati un partito o una coalizione, ma il sentimento di “non voto” e rifiuto della politica. Per analizzare i risultati elettorali nel dettaglio
Facciamo uso di un grafico ternario in cui la posizione di una provincia è determinata dal rapporto relativo tra i voti delle tre maggiori forze politiche.Le tre forze politiche di Partito Democratico, Lega-Forza Italia e Movimento 5 Stelle sono poste ai vertici e, maggiore la componente di voto per una fazione in una data provincia, più vicino sarà il segno che la rappresenta al vertice di quella fazione. La dimensione del simbolo indica il numero di elettori nella provincia, mentre il colore indica la differenza tra la percentuale di astenuti del territorio e la media nazionale.
Si nota subito come le province in cui ha vinto il Movimento 5 Stelle soffrano di un elevato tasso di astensionismo, che in alcuni territori arriva fino al 42% dell’elettorato. Confrontando questo dato con l’infografica precedente si riconosce come molti di questi territori siano stati in realtà vinti dal “non-voto” e le vittorie schiaccianti del Movimento siano state in realtà delle vittorie a tavolino su una platea disinteressata.
Questo fatto è spiegabile con l’alienazione sentita dal Mezzogiorno nei confronti della politica a soprattutto nei confronti del PD che, nonostante grandi promesse, si è mostrato prono agli stessi scandali e malgoverno che si era riproposto di rottamare.
Questa sfiducia nel PD non colpisce solo il Mezzogiorno, dove ha raccolto ben pochi consensi, ma anche le tradizionali roccaforti della sinistra. Nelle province di Bologna e Firenze infatti pur avendo ottenuto la maggioranza relativa voti il Partito Democratico non ha superato la barriera del 50% dei voti, traguardo invece raggiunto dalle altre due forze politiche nelle rispettive basi di supporto (i.e. Napoli e Bergamo).
Il voto a partiti minori ha rappresentato infatti un forte ostacolo per il PD, sottraendo consensi e voti dell’elettorale più tradizionalmente “di sinistra”, come emerge chiaramente dalla seguente infografica che codifica nel colore la percentuale di voto a partiti minori rispetto alla relativa media nazionale.
Risalta come nelle province in cui il PD ha raccolto maggiori consensi si abbiano anche i più alti valori di voto ai partiti minori. Risulta legittimo domandarsi se la presenza delle liste “Liberi e Uguali” e “Potere al Popolo” abbia presentato una preferibile alternativa per un elettorato di sinistra insoddisfatto dal Partito Democratico di Matteo Renzi, catalizzando questi voti e minando il tradizionale supporto delle province rosse.
Andrea Sassanelli https://www.linkedin.com/in/andrea-sassanelli-0b434120/
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