Stiamo sicuri che le manovre in disavanzo siano l’unica via da battere per sostenere la crescita? In giornate davvero particolari come quelle che stiamo attraversando, tra un downgrade e l’altro, lo spread Btp-Bund sopra il 300 punti e le prime bocciature europee alla manovra gialloverde, forse basta uno sguardo a una serie storica per darsi una risposta individuale, da soli, da “buon padre/madre di famiglia”.
Ebbene 28 Stiamo parlando in valori facciali dell’indebitamento, ovvero di quei mattoncini che anno dopo anno servono per alzare il muro del debito pubblico, che a fine agosto (ultimo dato stimato da Bankitalia) era pari a 2.326,5 miliardi.
Qui trovate l’indebitamento netto della Pubblica amministrazione e il Pil a prezzi correnti.
Come detto qui non si vuole affrontare un dibattito teorico sulle politiche espansive adottate dai nostri governi prima durante e dopo la doppia recessione che ha colpito l’Italia e che ci ha lasciati dove ci ha lasciati, ovvero con un Pil procapite ancora dell’8% inferiore ai livelli del 2007 (mentre in media nel resto dell’Ue sono sopra del 5%). Lasciamo stare per un minuto i dibattiti sulle vecchie o nuove teorie keynesiane, i moltiplicatori fiscali, le esogene e i complessi calcoli sulla portata degli stimoli indotti dalle politiche economiche e quelle monetarie.
Riguardiamo i numeri di questa InfoData e proviamo a darci da soli una risposta. Da soli, proprio come quando siamo soli nel seggio elettorale quando votiamo: ma dov’è questa austerità da superare? Dove i vincoli, se abbiamo fatto 50 miliardi l’anno di deficit? Davvero tutti quei disavanzi sono serviti a qualcosa? Davvero il problema è l’Europa che ci ricorda che bisognerebbe ritrovare un sentiero di convergenza verso l’equilibrio di bilancio?