Ripartire dalla scuola: lo dicono tutti gli analisti politici che si rispettano. Eppure i nuovi “Sciuscià”, i ragazzini italiani che non si sentono in diritto di appartenere al mondo dell’istruzione sono ancora tanti, troppi. I dati Eurostat mostrano che l’Italia è oggi quarta fra i paesi europei per quota di giovani che lasciano prematuramente gli studi. Nonostante siamo migliorati negli ultimi anni, la distanza con paesi come la Germania, la Gran Bretagna e la Francia è ancora elevata: il 14% dei 18-24 enni italiani non porta a termine un percorso di studi anche professionale dopo la scuola media. Questo gruppo rappresentava il 20% dieci anni fa, ma nei paesi sopra nominati oggi non si va oltre il 10%.
Nei giorni scorsi Istat ha pubblicato la Banca dati degli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo , che ci permette di dettagliare questa situazione a livello regionale e di correlare questi dati con i numeri dei minori che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale.
Sì perché la correlazione c’è, eccome.
Le regioni con il più alto tasso di abbandono scolastico, superando la media nazionale, sono la Sardegna, la Sicilia, la Campania, la Puglia e la Calabria. In Sardegna e Sicilia addirittura un 18-24 enne su cinque non ha concluso alcun corso formativo riconosciuto dalla Regione dopo aver ottenuto la licenza media. Per avere uno sguardo più ampio, altri dati Istat relativi al 2015-15 mostrano che il 20% dei 20-24 enni italiani maschi e il 15% delle ragazze non ha alcun titolo di studio oltre la scuola media.
Confrontando le regioni dove è maggiore la percentuale di svantaggio economico, ci troviamo davanti alle medesime zone. Nel database Istat non sono presenti i dati di tutte le regioni sul numero di minori in grave deprivazione materiale, ma laddove sono riportati è stato possibile calcolare il tasso di minori in grave povertà per 10 mila residenti: il valore più alto è quello della Sicilia con 457 minori in grave deprivazione materiale su 10 mila abitanti, seguita a brevissima distanza dalla Campania e poi da Puglia, Basilicata e Calabria. Anche come numero assoluto di giovani svantaggiati svettano Campania e Sicilia. Al terzo posto troviamo la Lombardia, anche calcolando il tasso per 10 mila abitanti emerge che in proporzione questa condizione è meno diffusa rispetto ad altre regioni.
Più complesso è capire la correlazione fra abbandono scolastico è criminalità minorile, anche perché entrano in gioco diversi fattori a livello territoriale. È comunque interessante notare che più di un ragazzo dai 14 ai 17 anni su 100 nel 2017 è stato denunciato alle forze dell’ordine, con tassi doppi in Trentino-Alto Adige, in particolare a Bolzano, dove le denunce toccano il 3% degli adolescenti di questa età. Seguono Lazio, Liguria, Piemonte e Sicilia, ed è evidente da questi dati che non è al sud che viene sporta la maggior parte delle denunce nei confronti di minorenni. Anche in numero assoluto, è al nord che troviamo la fetta più grossa di denunce: 15 mila, contro le 7 mila del centro e le 11,8 mila a sud. In ogni caso negli ultimi dieci anni è cresciuto il numero di minorenni denunciati: da 30 mila a 34 mila, per gli aumenti registrati in Umbria, Lazio, Sicilia, Lombardia e Trentino Alto Adige.
Tornando alla dispersione scolastica, la scuola media è un momento estremamente importante per far sì che lo svantaggio di partenza non si traduca in svantaggio definitivo per questi ragazzi. Altri dati interessanti arrivano dal MIUR che esattamente un anno fa pubblicava una fotografia dell’abbandono nell’a.s. 2015/2016 e nel passaggio all’a.s. 2016/2017. Dei circa 1.710.004 alunni frequentanti all’inizio dell’anno scolastico una delle classi della scuola media, 10.591 hanno interrotto la frequenza scolastica senza valida motivazione prima di giugno: più di un ragazzo su 200, e solo uno su 3 si è iscritto nuovamente alla scuola secondaria di I grado l’anno successivo. C’è infine chi abbandona da un anno all’altro, e questi ragazzi sono ancora di più di quelli che lo fanno prima della fine. Sono oggi lo 0,73% degli iscritti alle scuole medie, cioè 8.242 ragazzini, per la maggior parte del Meridione. Il Sud infatti ha riportato una percentuale di abbandono complessivo dell’1% (con l’1,2% nelle isole e lo 0,9% al Sud) contro lo 0,6% del Nord Est. Tra le singole regioni spiccano in negativo la Sicilia con l’1,3%, Calabria, Campania e Lazio con l’1%.
Lo stesso vale, come è intuibile, per la scuola superiore, che vede ancora a Sud la percentuale di questi nuovi Sciuscià più elevata, pari al 4,8%, con una media del 5,1% per le regioni insulari. Spiccano Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e del 5%.