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economia

Politica: chi spende di più contrasta meglio la povertà. Ma non in Italia

A livello europeo, nel 2017 le politiche sociali messe in campo dai governi hanno ridotto del 32,4% la quota di popolazione a rischio di povertà. A dirlo è Eurostat, che ha appena rilasciato i dati per celebrare il primo anniversario dello European pillar of social rights, una piattaforma volta a promuovere l’inclusione sociale, l’accesso al mercato del lavoro e condizioni contrattuali eque.

Uno dei temi riguarda appunto il contrasto alla povertà. Eurostat ha elaborato un indicatore percentuale per misurare l’efficacia delle misure di welfare. Ovvero interventi come i sussidi di disoccupazione, gli assegni famigliari, le borse di studio, fondi per la casa, sussidi per la malattia e l’invalidità. Sono escluse, nel caso specifico, le pensioni.

L’indicatore Eurostat fa riferimento alla percentuale di persone che non si trovano più a rischio di povertà o di esclusione sociale grazie a interventi di questo tipo. Dove questo rischio riguarda soggetti che vivono sotto la soglia di povertà, che subiscono importati privazioni materiali o vivono in aree con elevati tassi di disoccupazione.

Il risultato è appunto che a livello europeo, nel 2017, le politiche sociali hanno ridotto di un terzo la popolazione a rischio di povertà. Il dato migliore si è registrato in Finlandia, dove le misure governative hanno ridotto del 56% la fascia di popolazione a rischio povertà. Quello peggiore in Grecia, dove appena il 16% dei cittadini è sfuggito a questo rischio grazie all’azione del governo. In Italia il dato si è attestato al 19,44%. Peggio, in Europa, solo la Romania e appunto la Grecia.

Al di là di queste percentuali, Infodata ha voluto provare a capire se ci sia una relazione tra la ricchezza di un Paese e l’efficacia delle politiche sociali che mette in campo. La risposta è tendenzialmente sì, con l’infelice eccezione italiana. Per arrivare a questa conclusione, i dati sono stati incrociati intanto con il Pil pro capite, quindi con il reddito medio pro capite. In entrambi i casi i numeri arrivano da Eurostat, fanno riferimento al 2017 e sono espressi in PPS. Ovvero Power purchasing standard. Sono espressi cioè a parità di potere d’acquisto, ovvero normalizzati rispetto alle diverse condizioni economiche dei Paesi dell’Unione. Cominciando dal confronto con il prodotto interno lordo, il risultato è questo:

Osservando il grafico (nel quale mancano i dati su Regno Unito e Irlanda, ancora non disponibili per il 2017) si nota innanzitutto che a superare la media continentale per entrambi gli indicatori sono stati i Paesi scandinavi, Germania, Francia e il Benelux. Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca, Polonia e Cipro, pur avendo un Pil pro capite inferiore al dato continentale, hanno implementato politiche sociali più efficaci rispetto alla media europea. Nel senso che hanno aiutato una percentuale maggiore di persone ad allontanarsi dal rischio di povertà. Tutti le altre nazioni, che stanno a sinistra della bandierina dell’UE, hanno avuto invece politiche sociali meno efficaci.

Vale la pena di notare che nessuno di questi Paesi ha registrato nel 2017 un pil pro capite superiore alla media europea. Gli unici ad avvicinarsi sono stati Italia, Malta e Spagna. Tra questi, il nostro è il Paese che ha visto le misure di contrasto alla povertà meno efficaci. Visto che, come detto, solo il 19,44% degli italiani a rischio povertà ha superato questa situazione grazie alle politiche sociali. Una problematica che diventa ancora più evidente se si confronta l’efficacia di queste ultime con il reddito medio pro capite.

Questo grafico sostanzialmente amplifica la situazione fotografata dal precedente. Sebbene qui manchino i dati relativi a Malta, Romania, Bulgaria, Polonia e Croazia. La bandierina italiana resta ancora più isolata sul lato sinistro del grafico. Un Paese in cui il reddito medio pro capite nel 2017 è stato di 21.804 PPS contro i 22.174 PPS medi europei. E nel quale poco meno del 20% di chi è a rischio povertà ha potuto risollevare la propria condizione grazie all’intervento governativo, contro una media europa che supera il 32%. Impietoso il confronto con l’Ungheria, che con 14.409 PPS ha il secondo reddito pro capite medio annuo più basso dell’intera Unione. Eppure le politiche sociali hanno aiutato oltre il 44% della popolazione. Numeri che, al netto di nuove proposte come il reddito di cittadinanza, dovrebbero far riflettere sull’efficacia degli strumenti di contrasto alla povertà già in atto.

Ultimi commenti
  • lore |

    Cosa c ‘entra il pil pro capite? Semmai dovrebbero essere confrontate le quote di spesa pubblica utilizzate per la lotta alla povertà. Il dato dell’ Italia non mi sorprende: negli ultimi 10 anni 13% di avanzo primario.
    Si può anche spiegare così anche il pessimo stato delle nostre infrastrutture. Secondo me davanti a tutti dovrebbe esserci la Germania, dato che è il paese con più risorse a disposizione, e non la Finlandia, è questo il dato scandaloso. Ma i tedeschi sono previdenti e i soldi li spenderanno quando l europa sarà disgregata e potranno comprare tutto a prezzi stracciati dagli straccioni (vedi aeroporti greci). Tutto il ragionamento al netto delle nostre colpe e inadeguatezze che sono tante.

  • lore |

    Cosa c ‘entra il pil pro capite? Semmai dovrebbero essere confrontate le quote di spesa pubblica utilizzate per la lotta alla povertà. Il dato dell’ Italia non mi sorprende: negli ultimi 10 anni 13% di avanzo primario.
    Si può anche spiegare così anche il pessimo stato delle nostre infrastrutture. Secondo me davanti a tutti dovrebbe esserci la Germania, dato che è il paese con più risorse a disposizione, e non la Finlandia, è questo il dato scandaloso. Ma i tedeschi sono previdenti e i soldi li spenderanno quando l europa sarà disgregata e potranno comprare tutto a prezzi stracciati dagli straccioni (vedi aeroporti greci). Tutto il ragionamento al netto delle nostre colpe e inadeguatezze che sono tante.

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