I giorni scorsi Eurostat ha reso note stime di certo non confortanti per il contesto sanitario italiano. Nel complesso fra pubblica e privata, la spesa sanitaria italiana nel 2016 rappresentava l’8,9% del PIL, che ci colloca al dodicesimo posto su ventotto paesi dell’Unione Europea.Spendiamo infatti il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia e il 19% in meno del Regno Unito. Inoltre, il 2016 segna una contrazione anche rispetto al 2015 quando si calcolava una spesa dell’8,99% del PIL.
Eurostat ha anche calcolato la spesa pro capite e a parità di potere d’acquisto. Per ogni italiano l’ammontare della spesa sanitaria annuale – di nuovo fra pubblica e privata – si attesta sui 2.450 euro, contro i 4.128 della Germania, i 3.622 della Francia e i 2.914 del Regno Unito.
Comparare i sistemi sanitari di diversi paesi però non è così semplice e per l’Italia è importante isolare il dettaglio della spesa sanitaria pubblica, che si attesta a livelli di % sul PIL inferiori rispetto al complesso pubblico-privato.
I dati sono raccolti dalla Ragioneria dello Stato che evidenzia nel suo ultimo rapporto annuale che la dinamica della spesa sanitaria pubblica ha subito nel tempo un forte rallentamento.
A fronte di un tasso di crescita medio annuo del 7,4% nel quinquennio 2001-2005, dal 2005 al 2010 il tasso di crescita è sceso al 3,1% e dal 2011 al 2016, ha registrato una variazione media annua addirittura pari a -0,1%. Nel 2016 la Spesa Sanitaria Corrente di CN si attesta al 6,7% del PIL.
Interessante è anche confrontare gli andamenti della spesa sanitaria corrente di CN con i valori del finanziamento del SSN cui concorre ordinariamente lo Stato. Dal 2000 a oggi la spesa sanitaria corrente è cresciuta, mentre è diminuito il finanziamento del SSN.
Nel periodo 2001-2005, la spesa sanitaria corrente presentava un tasso di crescita medio annuo più elevato di quello del finanziamento ordinario di circa 1,3 punti percentuali, passando a -0,6 punti percentuali nel quinquennio 2006-2010 e a -1 punto percentuale nel periodo 2011-2016.
Vocabolario. Quando si parla di spesa sanitaria pubblica ci sono due indicatori: la Spesa Sanitaria Corrente di CN (Conto Nazionale), elaborato nel rispetto dei principi contabili del Sistema europeo delle statistiche integrate della protezione sociale (SESPROS), in coerenza con il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (SEC), e contabilizza i costi per la produzione dei servizi sanitari da parte di un qualsiasi ente facente parte della Pubblica amministrazione. L’altro indicatore che si trova nelle statistiche è la Spesa Sanitaria Corrente di CE (Conto Economico) che aggrega la spesa rilevata mediante i modelli di Conto economico (CE) degli Enti sanitari locali (ESL), ed è presa a riferimento dal Tavolo di verifica degli adempimenti regionali per la valutazione dei risultati d’esercizio.
Le differenze sono per esempio che la Spesa Sanitaria Corrente di CE considera i costi sostenuti dagli ESL per l’acquisto di beni e servizi da altre amministrazioni pubbliche, mentre la spesa sanitaria corrente di CN non considera tali transazioni in quanto consolidate all’interno del conto economico di riferimento. Inoltre, la Spesa sanitaria corrente di CE considera i costi per la produzione dei servizi sanitari sostenuti nell’anno corrente secondo il principio della competenza economica, consolidando i valori a livello regionale. L’ISTAT, invece, registra i suddetti costi secondo specifici criteri definiti dal SEC, consolidando i valori a livello nazionale.
In questa sede si prende in considerazione la Spesa Sanitaria Corrente di CN, che è la stessa considerata anche nel Rapporto OsservaSalute 2017.
La valutazione in termini di saldo fra risorse finanziarie e spesa sanitaria deve essere, invece, effettuata più correttamente con riferimento alla definizione di spesa sanitaria corrente di CE.