Il riferimento normativo è la legge 390 del 1990, meglio nota come testo unico delle tossicodipendenze. Che al comma 4 prevede la segnalazione al prefetto di tutte le persone sorprese dalle forze dell’ordine in possesso di sostanze stupefacenti. Ora, nel solo 2017 sono stati più di 38mila i nominativi segnalati ai rappresentanti del governo sul territorio. Dei quali poco meno di 4.500 erano minorenni nel momento in cui sono stati segnalati. Si tratta dell’11,6% del totale. A dirlo è l’edizione 2017 del rapporto “Le tossicodipendenze in Italia” realizzato dal Ministero dell’Interno. Un faldone che contiene, tra le altre, le statistiche sul numero dei soggetti segnalati.
Dati che forniscono una fotografia se non dei consumi, quantomeno nell’efficacia dell’azione di controllo sul territorio da parte delle forze dell’ordine. Che poi queste segnalazioni siano o meno una misura efficace per il contrasto alla tossicodipendenza, questo i dati non lo dicono. Dicono, invece, che lo scorso anno sono state segnalate al prefetto 64,2 persone ogni 100mila abitanti. Almeno, questa è la media nazionale. Considerando la situazione a livello provinciale, il quadro che emerge è questo:
Le province colorate di arancione sono quelle nelle quali la quota di persone segnalate supera la media nazionale, i territori in blu sono invece quelli nei quali il numero è inferiore a 64,2. Il filtro in alto a sinistra permette di restringere la mappa su una singola regione.
Come si può osservare, non c’è una tendenza definita. Le province con un numero di segnalazioni superiore alla media sono in altre parole distribuite a macchia di leopardo sul territorio nazionale. È Palermo quella con l’incidenza maggiore: qui lo scorso anno il prefetto ha dovuto gestire 209 consumatori di stupefacenti ogni 100mila abitanti. Decisamente meno gravoso, invece, il compito del collega di stanza a Lecco: appena 2,95 segnalati ogni 100mila residenti.
Con appena 24,9 segnalazioni ogni 100mila residenti, Milano è decisamente al di sotto della media nazionale. Mentre Roma, dove i segnalati sono stati 81 ogni 100mila abitanti, ha registrato un’incidenza superiore a quella italiana. Ora, questo non significa necessariamente che a Roma si utilizzino più stupefacenti che a Milano. Al massimo, che lo scorso anno le forze dell’ordine capitoline hanno ottenuto maggiori risultati nell’individuare i consumatori di droghe rispetto a quelle del capoluogo lombardo. Ancora una volta, questo non implica una più efficace azione di contrasto alla tossicodipendenza.
Nè necessariamente correla con una maggiore quantità di stupefacenti sequestrati. Anzi, tutt’altro. Non esiste una correlazione di questo tipo. Per capirlo, Infodata ha utilizzato i dati sui sequestri forniti sempre dal Viminale la scorsa estate. Ed ha incrociato i grammi sequestrati ogni 100mila abitanti con le segnalazioni ai prefetti. Il risultato è questo:
Come si vede, salvo casi eccezionali (come quello di Brindisi, dove nel 2017 i Carabinieri sequestrarono 525 chili di marjiuana), non c’è una correlazione diretta tra l’azione di controllo dei consumatori sul territorio con quella investigativa che porta ai sequestri. Perlomeno, non a livello numerico. È altamente probabile che esista a livello di indagini, ma questo ovviamente i dati non lo dicono.