Secondo le stime del noto centro statistico statunitense Pew Research, oggi tre abitanti della Terra su 10 sono cristiani, 2,5 sono musulmani, 1,6 non sono religiosi (perciò nemmeno battezzati) e 1,5 sono indù. 0,7 su 10 sono i buddisti e 0,02 su 10, cioè 2 persone su 1.000 nel mondo, sono ebree. In numero assoluto si contano oggi 2,3 miliardi di cristiani, 1,8 miliardi di musulmani, 1,2 miliardi di persone non religiose e 1,1 miliardi di induisti. Tuttavia, considerando la bilancia fra nati e morti, si prevede che fra trent’anni, nel 2050, la geografia religiosa sarà diversa. Il numero di musulmani sarà quasi uguale al numero di cristiani in tutto il mondo, e in Europa si prevede che essi costituiranno il 10% della popolazione complessiva, contro 8l’8,4% del 2010.
I cristiani saranno comunque ancora di più dei musulmani (rispettivamente 2,9 miliardi e 2,7 miliardi di persone), anche se questi ultimi passeranno dal rappresentare il 23% degli abitanti dei pianeta al 29% in quarant’anni. È interessante osservare invece che la fetta dei non religiosi andrà assottigliandosi, passando dal costituire l’16% dei terrestri nel 2015 all’13% nel 2050.
Il tasso di fertilità giocherà un ruolo evidentemente essenziale ed è un indicatore sicuramente “religion-driven”: i musulmani hanno tassi di fertilità pari a 3,1 figli per donna, i cristiani 2,7 figli per donna, gli indù 2,4, gli ebrei 2,3, i buddisti 1,6 e i non religiosi 1,7 figli per donna.
Il dato che più salta all’occhio è il declino della fede cristiana in Europa in soli 5 anni, dal 2010 al 2015: al netto dei morti si calcolano 5,6 milioni di cristiani in meno in Europa, e 2,3 milioni di musulmani in più. In Africa Sub-sahariana la situazione è invece ribaltata: in 5 anni si sono contati 64 milioni di cristiani in più, il doppio dei nuovi musulmani. Quattro cristiani su 10 nel mondo vivranno nell’Africa sub-sahariana.
Negli Stati Uniti, i cristiani diminuiranno da più di tre quarti della popolazione nel 2010 a due terzi nel 2050, e il giudaismo non sarà più la più grande religione non cristiana.
Il punto è che non c’è nulla di nuovo in questi trend. La storia ci mostra chiaramente che da un secolo all’altro gli eventi storici possono portare a grossi cambiamenti nella geografia culturale. Basti pensare al fatto che prima del VII secolo dopo Cristo, l’epoca in cui l’Italia era suddivisa fra dominazione bizantina (cristiana) e longobarda (non ancora cristiana), non esisteva l’Islam, che di lì a 100 anni avrebbe sconvolto l’Occidente. Lo stesso vale per il cristianesimo, che in un paio di decenni, soprattutto grazie alla predicazione di Paolo di Tarso fra Grecia, Africa, Asia Minore e Roma, si era diffuso ovunque nelle città e che nel 400, all’età di Agostino d’Ippona si stima contasse 10 milioni di fedeli. Siamo abituati a pensare a una geografia religiosa a compartimenti stagni, con frontiere ben definite, ma non è stata sempre questa la prassi. Nel corso dei millenni, prima e dopo Cristo, in molte parti del Mediterraneo hanno convissuto più o meno pacificamente religioni e culture molto diverse. Pensiamo anche al noto incontro pacifico e fecondo di cui quest’anno ricorrono gli 800 anni fra Francesco d’Assisi e il Sultano Malk al-Kamil capo dell’armata saracena. Siamo verso la fine del lungo periodo delle crociate. Le piccole storie simili a questa sono molte, se ci si mette a scartabellare.
I cambiamenti che stiamo vivendo non sembrano nulla di anomalo se li inquadriamo all’interno di una storia a più ampio respiro. Eppure, nonostante l’Islam sarà sempre più presente nel prossimo trentennio, i non musulmani conoscono pochissimo di questa religione, al di là delle terribili derive terroristiche. Sempre il questionario di Pew Research mostra che alla domanda “quanto ne sai dell’Islam”, il 63% degli europei risponde “poco o niente”, e gli italiani insieme ai portoghesi, con il 74% degli intervistati che ha risposto in questo modo, sono quelli che ne sanno di meno.