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Escherichia coli e farmacoresistenza: ecco cosa dobbiamo sapere

L’Escherichia coli è un batterio che si trova naturalmente nell’intestino degli esseri umani e degli animali sani e fa parte della normale flora batterica. Tuttavia alcuni ceppi di E. coli possono causare problemi come crampi addominali, vomito, diarrea con sangue, e in alcuni casi malattie e infezioni gravi. I più pericolosi sono quelli che producono la tossina Shiga, detti ceppi STEC/VTEC. La trasmissione all’uomo avviene prevalentemente per via alimentare, attraverso l’ingestione di derrate di origine animale contaminate in fase di produzione o lavorazione o attraverso ortaggi e frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti. Per evitare la contaminazione sarebbe sufficiente lavare bene gli alimenti che consumiamo crudi, lavarci sempre le mani ed evitare cibi a rischio, come uova o carne cruda.

Eppure in Europa (dati ECDC) nel 2017 si sono contati 6457 casi di VTEC (il doppio rispetto al 2007), 94 dei quali in Italia, anche se il nostro paese fortunatamente non è fra i più vessati. Al primo posto troviamo infatti la Germania con 2065 casi, il Regno Unito on 993, l’Irlanda con 795 e la Svezia con 504. L’Italia è però risultata al secondo posto per numero di morti, con 4 decessi, un quinto del totale di tutta l’Europa. Siamo ai primi posti anche per numero di ospedalizzazioni: 81 su 94 casi. Svettano in questo senso Irlanda e Regno Unito con rispettivamente 284 e 247 casi ospedalizzati, anche se va detto che per alcuni paesi fra cui Germania e Francia questo dato non è disponibile.

Anche se si registrano pochi casi, non significa che dobbiamo abbassare la guardia. La VTEC può essere associata a una malattia grave, specie per i bambini: la Sindrome Emolitico-Uremica (SEU), che può portare ad anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale, che comportano nella maggior parte dei casi il ricorso alla dialisi.Nei casi di SEU associati a infezione da VTEC l’esordio sintomatologico è generalmente caratterizzato da diarrea, vomito, dolore addominale intenso e sonnolenza.
In Italia esiste il Registro Italiano della SEU (HUS in inglese), che mostra che negli ultimi trent’anni, dal 1988 al 2018, si sono avuti 1.186 casi di SEU, 44 casi per milione ogni anno e 68 dei quali nel 2017, che ci colloca al terzo posto in Europa dopo Francia (121 casi) e Germania (72 casi). Nel complesso in Europa si sono contati nel 2017 425 casi di SEU dovuta a VTEC.
Nel dettaglio nel 2018 le regioni con il maggior numero di casi pediatrici sono state la Puglia e la Campania, rispettivamente con 13 e 10 casi.
Infine, proprio a metà novembre l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i dati sui casi di SEU del 2018, mese per mese, per sierogruppo. La maggior parte dei casi (21) hanno riguardato il sierogruppo O26. Seguono O157 con 8 casi e O145 con 5 casi.
L’Escherichia coli porta con sé infine l’enorme problema della farmaco resistenza. Sempre l’ECDC mostra  che nel 2017 sono stati isolati in Italia 2737 casi di Escherichia coli resistenti alle Amminopenicilline (il 67% del totale dei casi esaminati, siamo al quinto posto in Europa), 3121 casi di resistenza ai fluorochinoloni (il 44,9%dei casi, siamo al terzo posto), 2087 casi resistenti alle cefalosporine di terza generazione (29,5% del totale, siamo al terzo posto) e 21 casi di resistenza ai carbapenemi (0,3%, siamo al secondo posto in Europa).
Quando si parla di casi qui si intendono i controlli effettuati su campioni di alimenti animali e vegetali che possono veicolare l’ E. coli, non di persone contagiate.