Sette milioni di euro al Pd, tre alla Lega (sommando le voci di quella “per l’Indipendenza della Padania” e quella “per Salvini”), 720mila a Fratelli d’Italia, 640mila a Forza Italia. La galassia dei partiti a sinistra del Partito Democratico ottiene complessivamente quasi 1milione e 400mila euro, mentre Il Movimento Cinque Stelle, invece, rinuncia alla quota del 2 per mille non partecipando all’assegnazione delle risorse che vengono decise dai cittadini nella loro annuale dichiarazione dei redditi.
Questa è, in estrema sintesi, la fotografia dei dati del Ministero dell’economia, rilasciati sulla base delle dichiarazioni degli italiani nel 2017. Il Pd regge il confronto con gli altri partiti maggiori anche guardando ai risultati elettorali delle scorse politiche: l’8% dei suoi elettori ha infatti deciso di indicare il principale gruppo di centrosinistra come beneficiario della quota di Irpef, raccogliendo in media 1,14€ per elettore, praticamente il costo di un cappuccino.
Guardando invece nel dettaglio delle diverse regioni, sono quelle del centro nord le più generose verso la politica. Per il Pd è l’Emilia Romagna la regione top (ben 1.500 contribuenti ogni 100mila abitanti), sebbene il numero di scelte complessive sia calato del 16% sull’anno precedente. Andamento parallelo per la seconda, la Toscana dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.
Almeno per quanto riguarda i contributi, la Lega di Matteo Salvini non emerge fuori dai confini della cosiddetta “Padania”: solo Lombardia e Veneto colorano la cartina in modo sensibile, anche se, rispetto ai numeri microscopici dell’anno precedente, al sud sono più che raddoppiati i donatori.
Il partito di Silvio Berlusconi, pur con un elettorato poco propenso a destinare il due per mille a Forza Italia, riesce meglio in Lombardia, Liguria, Puglia e Friuli Venezia Giulia. In quest’ultima regione spicca anche Fratelli d’Italia, oltre al Lazio.
Guardando il fenomeno da una prospettiva storica, dopo il referendum del 1993 in cui in larga parte i cittadini si espressero contro il finanziamento pubblico dei partiti, questo è comunque continuato con altri strumenti e sotto altre forme negli anni successivi. Se nel 2008 infatti le spese complessive dirette per la politica si aggiravano attorno a 500 milioni di euro, oggi questa cifra supera di poco i 14 milioni con il meccanismo del due per mille dell’Irpef: in proporzione, parliamo di una riduzione del 97% circa in dieci anni.