I più recenti dati Istat lo confermano: in media i pensionati attenuano il rischio di disagio economico nelle famiglie e assicurano – sempre in media – un’importante rete di protezione sociale. Sebbene il reddito mediano delle famiglie italiane dove sono presenti pensionati sia più basso rispetto a quello del resto delle famiglie (la categoria di “famiglie” comprende anche i nuclei di soli pensionati) le prime sono meno a rischio di povertà e grave deprivazione materiale. Nel complesso il 16,4% delle famiglie con pensionati è oggi a rischio di povertà, circa 8 punti percentuali di meno di quello dei nuclei familiari senza pensionati.
Addirittura la presenza di un pensionato all’interno di nuclei definiti “vulnerabili”, come per esempio quelli dei genitori soli, dimezza il rischio di povertà (da 33,4% a 16,1%) e il cumulo di pensioni e redditi nello stesso nucleo abbassa il rischio di povertà dal 18,4% al 3,8%. Nelle famiglie con figli avere o meno nel proprio nucleo un pensionato significa un rischio di povertà rispettivamente del 12,7% e del 20,8%.
La povertà però non è tutta uguale, e se andiamo a vedere come stanno le cose nei casi di maggiore indigenza scopriamo che la presenza dei pensionati in certi casi può addirittura peggiorare le cose. Nelle situazioni più gravi di povertà si parla di grave deprivazione materiale, indicatore definito a livello internazionale come la percentuale di famiglie che registrano almeno quattro segnali di estrema difficoltà fra nove individuati: essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito, non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione, non poter sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, un televisore a colori, una lavatrice, un’auto o un telefono.
Ebbene: il 9,9% delle famiglie composte da soli pensionati è oggi a rischio di grave deprivazione materiale, come il 10,4% delle famiglie composte da adulti lavoratori e almeno un pensionato nel nucleo. L’8,3% delle famiglie composte da coppie con figli, senza pensionati, vive questa situazione pesantissima, contro il 9,8% degli stessi nuclei, dove però c’è anche un anziano. La differenza è ancora maggiore nei casi di coppie senza figli: il 6% delle coppie senza pensionati nel proprio nucleo vive in condizioni di grave deprivazione materiale, contro l’8,5% delle coppie sempre senza figli ma con un anziano in casa.
Gli unici che sembrano beneficiare almeno un po’ della presenza di un pensionato in casa sono le famiglie monogenitoriali, prevalentemente composte da donne sole con figli. Il 13% dei nuclei senza il contributo economico di almeno un genitore pensionato vive almeno quattro delle situazioni che compongono la grave deprivazione materiale, contro il 9,8% delle famiglie senza pensionati.
Un tema importante è poi la sempiterna questione meridionale. Le famiglie di pensionati del Sud e delle Isole presentano un rischio di povertà quasi triplo di quello delle famiglie residenti al Nord e circa doppio di quelle del Centro. È a rischio il 26% delle famiglie con pensionati (comprese le famiglie di soli pensionati) in Meridione contro il 10% delle famiglie del nord. In media la presenza di un pensionato migliora le cose per quanto riguarda il rischio di povertà, ma non nei casi di grave deprivazione materiale. Un gap ancora maggiore si osserva fra le famiglie in situazione di grave indigenza, e qui non fa differenza avere in casa anche un pensionato oppure no: oltre il 17% delle famiglie del sud è in grave deprivazione materiale, contro il 6,8% medio del nord (fra le famiglie con pensionati) e il 6,5 delle regioni del centro.