Una grande peculiarità dell’Italia è quella di essere in gran parte un paese sbilanciato verso gli anziani – e le retribuzioni non fanno eccezione. Spesso infatti, e di nuovo è il caso della Germania, i salari tendono a crescere con l’età e con quanto si è produttivi, per poi declinare a partire dai 50 anni circa.
Da noi invece si tende a preferire l’anzianità come valore in sé, a prescindere da tutto il resto, e così le paghe non fanno che salire con l’età: che uno sia bravo e produttivo, o al contrario un fannullone, poco cambia.
Parlare di salario orario invece che annuale aiuta invece a fare un confronto più preciso, perché spesso esistono differenze importanti nel numero di ore lavorate che potrebbero confonderci un po’ le idee. Se in una nazione le persone sono costrette a lavorare più tempo perché vengono pagate poco, i salari totali saliranno certamente di conseguenza ma a un prezzo.
Proprio in Italia, per esempio, in media si lavora più a lungo che in Germania, ma poiché le retribuzioni orarie sono molto minori comunque i salari complessivi non arrivano al livello dei tedeschi.