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politica

L’astensionismo in Italia. Chi non ha votato nel 2016?

In un articolo precedente abbiamo analizzato il tema dell’astensione: tema non proprio secondario nel momento in cui decine di milioni d’italiani preferiscono il non voto al voto. Numeri e dati per capire chi sono le persone che non vanno alle urne sono scarsi, purtroppo, e per farsi un’idea di quali sono le loro ragioni bisogna ragionare con quel che c’è.

Questo vuol dire, per necessità, tornare anche un po’ più indietro nel tempo per esempio usando un paio di sondaggi pubblicati nel 2016 proprio sugli astenuti – che ne hanno indagato alcune caratteristiche socio-demografiche e insieme le attitudini politiche.

La prima analisi, condotta da SWG a inizio 2016, ha chiesto intanto a chi non ha votato se fosse uomo o donna, trovando una piccola maggioranza di queste ultime. Quanto a età, sono prevalsi i membri della “generazione X”, a intendere grosso modo i nati fra il 1960 e il 1980, mentre da un punto di vista geografico l’analisi ha trovato maggiori numeri nel nord-ovest e minori scendendo nelle isole.

Da un punto di vista lavorativo, i primi gruppi gruppi di astenuti per ampiezza erano composti da dipendenti e pensionati, con operai e studenti fra i piccoli.

 

 

Una curiosità che può venire a noi come a chi effettua queste rilevazioni è cercare di capire a che area politica le persone dicono di fare riferimento, ammesso che ce ne sia una. Secondo le risposte degli intervistati, gli astenuti afferivano leggermente più spesso a politiche di sinistra o centro-sinistra che rispetto a quelle di destra o centro-destra, ma in effetti il gruppo più rilevante è quello di chi dice di non sentirsi legato a definizioni di questo tipo; che in totale supera il 60% delle risposte.

 

L’insoddisfazione per i partiti tradizionali, o forse sarebbe meglio dire per quelli esistenti, emerge anche chiedendo loro cosa avevano votato alle elezioni precedenti – che nello specifico erano le europee 2014. Solo pochissimi fra loro erano in effetti andati alle urne, preferendo nell’ordine PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, con oltre l’85% del totale che invece aveva preferito altre opzioni quali appunto il non voto.

 

Sono numeri che confermano una tendenza di lungo periodo in Italia, secondo cui le persone che votano o che comunque si sentono in qualche misura rappresentate dai partiti esistenti sono sempre meno. Ai tempi della prima repubblica – o quanto meno al suo inizio – non era raro che alle politiche votasse il 90% o anche più di chi poteva farlo, per arrivare poi decenni più tardi al risultato delle politiche 2018, dove non ha votato oltre un elettore su quattro: un record storico.

 

 

Un gruppo di non votanti diverso, ma non per questo meno rilevante è composto da chi non è andato alle urne per scegliere l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 – che ha in sostanza segnato la fine del governo Renzi.

 

Al tempo votarono  due elettori su tre, e fra essi il 60% bocciò il referendum. Per dirla in altro modo, erano circa 50,8 milioni le persone che potevano andare alle urne, ma 17 milioni e mezzo hanno scelto di non farlo. A differenza che nel caso precedente, qui un sondaggio Euromedia Research ha trovato che la presenza femminile fra gli astenuti risultava molto più frequente, mentre quanto a età a non votare sono stati soprattutto i meno anziani – per l’esattezza le persone sotto i 45 anni.

 

 

 

 

Operai e disoccupati sono stati invece i gruppi più comuni dal punto di vista del lavoro, mentre solo un imprenditore su cinque o poco più si è astenuto. Se invece parliamo di appartenenza politica, oltre metà degli intervistati ha dichiarato di essere indeciso per il proprio voto. Movimento e Lega sembrano aver avuto più difficoltà a convincere i propri elettori a votare, rispetto al PD, ma con tutta probabilità gli elettori dei primi due erano comunque già molti di più per cui alla fine nel risultato finale hanno prevalso – e proprio da quel momento in effetti possono essere cercate le prime radici di una fase politica interamente nuova in Italia: quella in cui siamo ora.