Nella nuova mappa europea del Pil l’Italia cresce un poco, ma si allontana ancora dal resto del continente. Parliamo bene inteso del 2017. L’agenzia europea di statistica ha aggiornato i numeri che mostrano il Pil per abitante in ciascuna delle centinaia di regioni che compongono l’unione – statistiche che accentuano la divisione fra centro-nord e sud del continente, Italia in particolare.
In diverse regioni del Meridione italiano il prodotto interno lordo è ormai a livello di aree dell’Est come parti della Polonia, con il nord che certamente se la passa meglio ma anche nelle zone meglio messe resta distante dai territori più ricchi d’Europa.
Guardando alla sola Italia, la provincia autonoma di Bolzano appare come quella in cui il Pil per abitante è maggiore, seguita da Lombardia e Trento. Campania, Sicilia e Calabria sono in ordine le regioni più povere, con valori spesso che men che dimezzati rispetto al centro-nord.
Questi risultati, d’altra parte, non possono che esprimere disparità anche nel modo in cui le risorse pubbliche vengono raccolte e poi redistribuite. Le aree a statuto speciale godono di importanti trasferimenti da parte dello stato, che arrivano in larga parte dalle regioni più produttive del paese come la Lombardia – che paga al resto molto più di quanto riceve indietro.
Il caso del Lazio va trattato a parte: i suoi valori potrebbero essere più elevati di quanto ci aspetteremmo a causa della concentrazione dell’apparato statale, e dunque delle sue retribuzioni che in media sono più elevate che nel privato.
Lasciando il nostro Paese per osservare lo stato dell’intera Unione, troviamo da un lato la Bulgaria che ospita molte delle regioni più povere, dall’altro nazioni del centro-nord come Irlanda, Austria, Germania e Danimarca.
I numeri dell’Irlanda vanno però presi un po’ con le pinze. Questo genere di statistiche include anche quanto generato da imprese multinazionali che hanno sede formale nel suo territorio, ma la cui attività non per forza produce poi reddito per le persone comuni che lì vivono.
Questi ultimi numeri raccontano i risultati delle nazioni più grandi, ma escludono territori un po’ speciali (per vari motivi) come il Lussemburgo o parti del Regno Unito. Proprio l’area di Londra che include il suo cuore finanziario, la city, è la singola regione con il maggior Pil pro capite d’Europa – un valore oltre sei volte superiore a quello medio e più che quadruplo rispetto alla Lombardia.
Anche in questo caso, però, si tratta di statistiche che riflettono la presenza di attività che forniscono servizi finanziari e certamente generano un valore economico elevatissimo, ma questo non per forza riflette il tenore di vita delle persone che abitano a Londra né, ancor di più, nel resto del Regno Unito.
Parlare di valori medi è per certi versi la cosa più naturale, ma può anche nascondere altri aspetti non meno importanti. Se prendiamo la Francia, per esempio, troviamo la regione di Parigi dove il PIL per abitante è altissimo – circa il 40% maggiore che in Lombardia –, e molte altre parti del paese dove invece siamo a livello del centro e talvolta anche del sud italiano.
In quell’area però vivono oltre 12 milioni di francesi su 66,8 totali, il che ci dà un’idea migliore del rapporto che esiste fra ambiente urbano e rurale nel paese transalpino. Qualcosa di simile, anche se meno estremo, vale per la stessa Lombardia. Fra le aree meglio messe d’Italia, in essa vive anche circa un italiano ogni sei.
Nel nostro caso tuttavia il peso economico va nell’altro verso se consideriamo anche aree come Campania e Sicilia, anch’esse densamente popolate ma assai più povere.
Il prodotto interno lordo è una misura che rappresenta la somma di beni e servizi prodotti in un anno in un certo territorio. A esso, anche se a fare i puntigliosi la questione è un po’ più complicata, è in un ultima analisi associato anche il reddito degli italiani: è importante tenerlo sott’occhio perché quando uno va su così, con qualche eccezione, tende a fare anche l’altro.
Tutte i numeri qui presentati sono già modificati da Eurostat per considerare che nazioni diverse hanno differenti costi della vita. Con la stessa somma, per esempio, nel proprio paese un italiano può comprare in media più cose di un tedesco ma meno di un greco. Al contempo, per rendere il confronto più accurato le statistiche dell’organizzazione europea includono anche stime, nei limiti del possibile, dell’economia illegale.