C’è poco da fare: stiamo diventando un continente di sedentari. Almeno sul posto di lavoro. Questo è quanto emerge dai numeri pubblicati da uno studio di Eurostat condotto sui paesi dell’Unione Europea relativamente all’anno 2017.
Quasi quattro persone su dieci svolgono le proprie attività lavorative prevalentemente da seduti, ricoprendo mansioni come quelle tipiche da ufficio o, prendendo un altro esempio, anche come conducenti di veicoli.
L’indagine statistica ha di fatto individuato quattro diverse categorie di lavoratori sulla base dello sforzo fisico richiesto nella quotidianità lavorativa: i “seduti” (sitting), le persone che stanno prevalentemente in piedi (standing) come gli insegnanti o i commessi, quelli che devono preventivare un moderato sforzo fisico (moderate effort) come camerieri, infermieri, o riparatori di auto, ed infine i lavoratori che ogni giorno compiono uno sforzo ben maggiore (heavy effort) per assolvere i loro doveri, riconducibili alla manodopera edilizia o al facchinaggio.
Nell’infografica che segue, all’interno della tabella sono rappresentati i valori di ogni nazione appartenente all’unione europea in funzione della distribuzione percentuale rappresentativa di ognuna delle quattro categorie. Per ognuna delle voci (le cui intestazioni possono essere cliccate per modificare l’ordinamento complessivo), i paesi sono colorati con quattro gradienti distinti in modo da associare colori tanto più intensi al crescere della percentuale relativa: rosso per la categoria “sitting”, verde per “moderate effort”, blu per “heavy effort” e arancio per “standing”.
Utilizzando la stessa scala cromatica, per ogni voce è stata realizzata una mappa dell’Europa sulla base delle colonna di riferimento in modo da valutare le diverse distribuzioni a livello spaziale.
A livello europeo, come anticipato, la maggior parte dei lavoratori (38,6%) esercita il proprio mestiere da seduti, superando di quasi dieci punti percentuali le figure che compiono uno sforzo moderato (29,6%), mentre le persone che lavorano in piedi e quelle che compiono sforzi sostenuti si assestano rispettivamente sul 20,3% e 11,6% del totale.
Lavorativamente parlando, i più sedentari si trovano nel centro-nord d’Europa dove l’Olanda guida la graduatoria continentale con ben il 55,1%, seguita da Germania (53,9%) e Lussemburgo (52%), unici paesi in cui questa categoria rappresenta più della metà della forza lavoro.
Per contro, nelle ultime posizioni figurano tre nazioni della zona sud-orientale: la Grecia ha il valore più basso in assoluto (20,8%), mentre la Macedonia (24,5%) e la Romania (25,3%) completano questo ipotetico podio dei “meno seduti d’Europa”.
A fronte di una sedentarietà davvero contenuta, i lavoratori greci sono quelli maggiormente rappresentati da mansioni che prevedono uno sforzo fisico intenso come dimostra il 21,5%, ben dieci punti percentuali superiore al valore medio europeo, a cui poi fanno seguito polacchi (16,1%) e ungheresi (15,9%).
Macedonia e Spagna si contendono le prime due posizioni per quel che riguarda le persone che svolgono il proprio mestiere stando in piedi, con valori ben al di sopra rispetto al doppio del valore medio continentale (20,3%), rispettivamente pari 46,3% per i macedoni e 43,1% degli spagnoli.
In Italia si fa un po’ di tutto
Complessivamente, fatta eccezione per i lavori pesanti, la cui percentuale nazionale (10,3%) è poco al di sotto del valore europeo, l’Italia è numericamente il paese più equamente distribuito sulle restanti tre categorie, spaziando da un minimo del 28,5% ad un massimo del 30,7%.
Trasferendo questi dati sulle singole graduatorie, il 30,7% (otto punti percentuali in meno della media europea) dei lavoratori a sedere vale il quart’ultimo posto a parimerito con la Serbia, mentre il 28,5% di coloro che stanno in piedi posiziona il nostro paese in quinta posizione (otto punti in più rispetto al riferimento medio).
I lavori caratterizzati da sforzo moderato (30,5%) sono invece perfettamente allineati con la media continentale (29,6%), un po’ come accade per gli sforzi più intensi per i quali la differenza sul valore medio è sempre nell’intorno di un punto percentuale (10,3 contro 11,6).