Dopo la strage del 15 marzo costata la vita a 50 persone, il primo ministro neozelandese ha promesso leggi più severe sulle armi. Le leggi esistenti sono molto più restrittive di quelle negli Stati Uniti e l’acquisto di pistole e alcuni fucili semiautomatici richiede un permesso speciale. Ma a differenza di alcuni paesi, la Nuova Zelanda non richiede la registrazione della maggior parte delle pistole. Una inchiesta del New York Times ha isolato alcune normative sull’uso delle armi per provare a identificare le principali differenze nel mondo. Vediamo come è la legislazione negli altri Paesi a partire proprio dagli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti un terzo dei proprietari di armi non è sottoposto a controlli. Molti Stati Usa hanno imposto restrizioni all’acquisto che prevedono periodi di attesa e controlli. Ma la legge federale non impone vincoli ai negozi di armi.
I più restrittivi. In Giappone serve un certificato medico da cui risulta lo stato di salute mentale e la mancanza di uso di droghe. Chi vuole acquistare un’arma deve anche spiegare per iscritto alle autorità di polizia perché intende possedere una pistola Il permesso per detenere l’arma richiede anche alcuni mesi e uno “screening” dei precedenti penali da parte dell’autorità giudiziaria. E’ obbligatorio inoltre sottoporsi a un test per imparare a usare l’arma dopo un corso di formazione di un giorno. Il negozio di armi deve inoltre rilasciare un certificato con la descrizione della pistola, e l’acquirente deve anche dotarsi di un armadietto apposito per la custodia delle munizioni conforme alle norme di sicurezza. In caso di caccia, serve la licenza di caccia. Inoltre, la polizia deve potere avere accesso alla casa per una ispezione. Solo dopo avere soddisfatto ciascuno di questi requisiti il candidato può acquistare una pistola.
Quante armi in Italia e nel mondo?
Nel nostro paese si contano tra i 4 e i 10 milioni di armi da fuoco (la stima più plausibile è di 7 milioni). L’informazione arriva dallo Small Arms Survey. Un rapporto risalente a quasi 10 anni fa ma ancora oggi uno degli studi più accurati del settore. Tanto che anche il New York Times lo ha citato meno di un anno fa, all’interno dell’articolo intitolato What Explains U.S. Mass Shootings? International Comparisons Suggest an Answer.
Proprio a partire dallo Small Arms Survey e dai dati pubblicati sul sito dell’UNODC (United Nation Office of Drugs and Crime) si ricostruisce la situazione italiana. Un paese formica se paragonato agli irraggiungibili Stati Uniti. Eppure, primo paese del G8 per numero di omicidi commessi con armi da fuoco, pesati su 100mila abitanti.
L’Italia registra 0.71 omicidi per arma da fuoco ogni 10mila abitanti, precedendo tutti i principali paesi europei. Un dato che fa una certa impressione senza scatenare conseguenze. Siamo ancora lontani dall’avere un censimento meno datato e più dettagliato. Nonostante il Viminale sia in possesso di tali informazioni, almeno per quanto riguarda le armi regolarmente registrate. L’acquisto di un’arma deve infatti essere denunciato per legge entro le 72ore. Anche conoscere il numero di licenze non aiuta, visto che ogni licenza può essere associata a più armi.
Osserviamo i numeri del nostro report grafico, che riassume alcuni elementi chiave non solo per il nostro paese, ma anche per diverse nazioni di tutto il mondo. Nella grafica è possibile selezionare un paese dal menù a tendina.
Secondo le informazioni analizzate, in Italia sono presenti intorno ai 7 milioni di armi da fuoco e 11.9 armi ogni 100 persone. Un granello di sabbia in confronto ai 270 milioni di armi detenute sullo sconfinato suolo americano. Non poche se paragonate ad altri paesi europei. Germania e Francia ci precedono, rispettivamente a 25 e 19 milioni. Al contrario altre nazioni, come Spagna (4.5 milioni) e Inghilterra+Galles (che insieme raggiungono 3.4 milioni) rimangono dietro. Anche pesando il numero di armi sul numero di abitanti l’Italia segue Francia (31.2) e Germania (30.3) precedendo Spagna (10.4) e Inghilterra+Galles (6.2).
Se non stupisce il dato del gigante Stati Uniti, con 88.8 armi per 100 abitanti, più inaspettate le 45.7 armi ogni 100 persone della vicina Svizzera, che registra i numeri più alti d’Europa e, in generale, è seconda solo agli USA.
Perchè si detengono armi da fuoco?
Tra le fonti credibili sull’argomento è da tenere in considerazione il Report della commissione europea sulle armi da fuoco nell’Unione. Anche in questo caso non ci riferiamo a un monitoraggio recentissimo. Parliamo di un report del 2013 che, seppur datato, può darci indicazioni interessanti su come si ripartiscono le armi da fuoco in Europa e Italia.
L’Eurobarometro contiene un sondaggio relativo alla percezione dei cittadini sulle armi da fuoco. L’analisi è stata sviluppata in 28 stati membri, tra il 16 e il 18 settembre 2013. L’intervista ha interessato un campione di 26555 cittadini europei di diversi gruppi sociali e demografici ed è stata svolta telefonicamente nella madre lingua degli intervistati.
Una delle domande del sondaggio si concentra sui motivi per cui le armi da fuoco sono detenute o vengono usate. Nella grafica abbiamo riassunto le percentuali di risposta (da tenere presente che il sondaggio prevedeva risposta multipla).
Tra coloro che possiedono o usano armi da fuoco oltre un terzo (35%) ha indicato come motivo la caccia, mentre ragioni professionali (servizio nelle forze dell’ordine o nell’esercito) sono indicate da un terzo degli intervistati (29%). Quasi un quarto (23%) utilizza armi per la pratica sportiva.
Il caso Italiano differisce leggermente rispetto ai numeri degli stati membri nel loro complesso. Sono il 38% i cittadini che usano armi per motivi professionali, superando la media europea mentre una percentuale sul livello delle altre nazioni europee riguarda la difesa personale (8%).
Nel mezzo dei numeri che possiamo leggere e elaborare, la vera notizia è il totale disinteresse sull’argomento in tempi recenti. La questione reale è come avvicinarsi a numeri il più possibile veritieri nel 2018.