I leoni sono in pericolo. Il numero di esemplari selvatici in questi ultimi anni è drasticamente ridotto. Secondo l’International Union for Conservation of Nature (ente mondiale che opera per la salvaguardia del mondo naturale) dal 1996 ad oggi il numero dei felini si è ridotto del 45% e questa decrescita non ha intenzione di fermarsi. Si stima infatti che siano solo 15.000-20.000 i leoni selvatici che vivono in piena libertà in Africa e, secondo alcuni studi, il 2050 sarà l’anno in cui gli esemplari selvatici si estingueranno.
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La mappa del continente africano diviso in quattro macro aree mostra il numero dei leoni presenti in ognuna di esse, tenuti in considerazione gli spostamenti dei grandi branchi. Come si può notare, la zona più popolata dai felini è l’Africa Est, comprendente tra gli altri Stati il Kenya, seguita dall’Africa Sud.
L’Iucn ha inserito il leone nella sua Red List classificando la specie come “vulnerabile”, il primo livello che rende una specie effettivamente sotto minaccia. La principale causa che ha portato negli anni il “Re della Savana” a questo stato è ovviamente da identificarsi nell’uccisione e nella cattura di esemplari da parte dei bracconieri. Non mancano anche cause esterne al mondo della caccia come l’urbanizzazione legata allo sviluppo tecnologico, le guerre civili che tormentano molti paesi africani, malattie diffuse tra gli esemplari nativi e l’utilizzo delle ossa come elemento della medicina tradizionale.
Da evidenziare è anche la differenza tra i leoni selvatici e “leoni selvatici gestiti”. I primi sono quelli che vivono nelle riserve naturali in piena libertà, senza alcun controllo e monitoraggio.
Il “leone selvatico gestito” è, invece, un esemplare selvatico che vive in un ambiente molto più ristretto e controllato dall’uomo.
Sono molti i leoni nati e cresciuti in cattività in varie parti del mondo, ma è 2a. Queste tecniche di sfruttamento, definite overbreeding, prevedono che dopo pochi giorni dalla loro nascita i cuccioli vengano allontanati dalle madri, così che le leonesse riprendano immediatamente il ciclo riproduttivo, con dolorose e disastrose conseguenze sulla loro salute.
I cuccioli più piccoli vengono così sfruttati per attirare turisti al fine di guadagnare attraverso la possibilità di poterli accarezzare e farci una foto. Ai visitatori viene detta la menzogna che i leoncini verranno rimessi in libertà non appena cresciuti.
Invece all’età di tre anni i leoni diventano adatti per essere venduti agli appassionati di caccia che sono disposti a pagare decine di migliaia di dollari pur di uccidere l’animale e ottenere un trofeo.
I cacciatori sono disposti a pagare prezzi più alti per gli esemplari adulti, specialmente per gli esemplari maschi.
La caccia, ovviamente, non sarà una vera sfida, in quanto il leone non ha alcuna possibilità di sopravvivenza, così che il trofeo sia garantito al cacciatore che in molti casi può anche scegliere l’esemplare da uccidere da un catalogo.
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Il traffico di trofei di caccia provenienti dai leoni è un’attività che va avanti da molti anni. La mappa mostra quali sono i Paesi che a partire dal 1977 hanno importato questo tipo di trofei.I maggiori Stati importatori di trofei sono gli Stati Uniti d’America e il Sud Africa. L’Italia si trova all’ottavo posto di questa classifica.
La fondazione Lion Whisperer di Kevin Richardson è attiva da anni nella lotta al bracconaggio e a contrastare l’attività di overbreeding. La sua missione è da anni quella di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del rischio che questa specie sta correndo. Alla luce di questi dati, IUCN e Lion Whisperer Foundation raccomandano di prendere immediatamente drastiche misure a tutela della specie. https://kevinrichardsonfoundation.org/
21esimo Master Comunicazione, Digital Media e Social Strategy. Articolo realizzato dagli studenti dei Master della Business School 24
Autori
A cura di Simone Alchieri e Simone Renda
Con la collaborazione di Riccardo Saporiti, Luca Tremolada, Andrea Gianotti