Secondo i dati dell’Unhcr, sia nel 2018 che nel 2019 gli arrivi sono diminuiti rispetto agli anni appena precedenti. Nel 2018 gli arrivi in totale sono stati 141.500, 40 mila in meno rispetto all’anno precedente, e solo 23 mila di essi in Italia, l’equivalente degli abitanti di una piccola cittadina di provincia. Dal 2014 al 2019 sono arrivati in tutta Europa da Italia, Grecia e Spagna 2 milioni di migranti su 741,4 milioni di persone residenti in Europa. Due milioni è appena la popolazione di una città come Parigi.
Gli arrivi del 2019: 625 persone Nei primi quattro mesi del 2019 sono arrivate in Italia 625 persone migranti (aggiornamento al 16 aprile), contro le oltre 9 mila della Grecia e le 3 mila della Spagna. Abbiamo contato 202 persone accolte sulle coste italiane a gennaio, 60 a febbraio, 262 a marzo e 99 al 15 aprile 2019.
Si tratta di una diminuzione del 91% rispetto al medesimo periodo del 2018 e del 97% rispetto al primo quadrimestre del 2017. Nel dettaglio, in questi quattro mesi del 2019 sono arrivati in Italia 212 tunisini, 86 algerini, 62 iracheni, 57 bengalesi, 36 guineani e 33 senegalesi, 25 somali, 22 iraniani, 20 turchi, 11 nigeriani e 61 persone da altri paesi. 434 persone sono sbarcate in questi 4 mesi in Sicilia, 53 in Calabria, 54 in Puglia e 87 in Sardegna.
Restando sempre in Italia, fra il 2016 e il 2018 su 100 arrivi, 70 sono uomini, 10 donne e 20 minori. In Grecia invece la percentuale di donne e bambini è molto più elevata: rispettivamente 23% e 37% del totale. Nel complesso invece, nel 2019 il 40% degli arrivi in Europa sono stati donne e bambini.
Ma uno su quattro non ce l’ha fatta. I morti non calano, e nessuna rotta migratoria del Mediterraneo, via terra o via mare, ha visto morire in cinque anni tanti esseri umani quanti quella dal Nord Africa all’Italia: 14.768 persone inghiottite dal mare, a cui si aggiungono i 1.878 morti in Grecia e i 1.189 della Spagna.
In questi primi quattro mesi del 2019 il Mediterraneo ha inghiottito 422 persone, il 2,25% del totale (sommando decessi e sbarchi). In media, si tratta della percentuale di morti più elevata sul totale delle partenze dal 2014.
Se consideriamo la rotta verso l’Italia nel 2019 (fonte UNHCR ) sono morte nel Mediterraneo 352 persone, 205 nel Mediterraneo centrale, a fronte di 625 arrivi: una persona su quattro circa non ce l’ha fatta.
Non basta chiudere i porti Anche il 2018 in particolare è stata un’ecatombe: sono arrivate meno persone rispetto all’anno precedente, ma in proporzione ne sono morte molte di più. Il 5,3% delle persone che si erano messe in mare per arrivare sulle coste italiane non ce l’ha fatta, un record assoluto sia con gli anni precedenti che gli altri paesi. Il nostro paesi aveva registrato infatti il 2,4% dei decessi sul totale dei migranti nel 2017 e il 2,5% nel 2016. Nel 2018 la Grecia ha registrato un decesso su 300 persone, la Spagna 1,2 su 100 e l’Italia, come si diceva, 5,3 su 100.
Fenomeno migratorio in esaurimento? Certo che no. Un rapporto del 2018 della World Bank stima 140 milioni di migranti in tutto il mondo da qui al 2050 per ragioni legate al clima.
Basta osservare i dati per rendersi conto che anche se successivamente all’estate 2017 fra il codice delle ong e gli accordi con la Libia, in Italia il numero di arrivi si sia drasticamente ridotto, gli sbarchi non sono diminuiti di molto nell’intero Mediterraneo: si è passati dai 185 mila arrivi del 2017 ai 141 mila del 2018. In Grecia si è registrato un aumento sensibile di arrivi via mare e il triplo di quelli via terra: dai 6 mila arrivi del 2017, nel 2018 se ne sono registrati 18 mila. Lo stesso trend si è registrato in Spagna, dove gli sbarchi sono più che raddoppiati in un solo anno.